Forse perché il vuoto, in natura, non esiste e in qualche modo bisogna pur colmarlo o forse perché i tifosi, di tutti i colori, hanno bisogno di essere rassicurati sulle sorti delle loro società, a Palermo negli ultimi giorni è stato un florilegio di nomi di presunti aspiranti pretendenti a quote più o meno, dipende dalle versioni, del club rosanero.
Giochino inutile, infondato alla prova dei fatti e pericoloso. Quelli dei vari Tacopina, Ferrero, persino dei Della Valle, sono i nomi circolati nelle attivissime chat di tifosi, ma anche sulle pagine di giornali e di siti sportivi e che hanno colmato quel vuoto di notizie vere determinato dallo stop precoce al campionato, ma successivo anche alla tempesta in un bicchiere d’acqua generato da certe impulsive dichiarazioni dei giorni precedenti sulla “dialettica” tra i soci del Palermo.
La proclamata intenzione di Tony Di Piazza di cedere il suo 40% in Hera Hora, dopo le dimissioni da vicepresidente del Palermo e le notizie di incontri, telefonate e contatti vari, hanno innescato la fantasia di chi ha fatto partire il toto-nomi, con tanto di successive smentite o eloquenti silenzi, ma hanno avuto effetti anche su una parte della tifoseria che ha cominciato a esprimere gradimento o ostilità verso ciascuno dei presunti aspiranti nuovi soci o qualcosa di più.
Giochino inutile, dicevamo, perché, a parte quel 40% di Di Piazza, nessuno ha mai detto che il Palermo sia in vendita o in cerca di acquirenti. Anzi, per quel che ci risulta, e per come asserito nel comunicato ufficiale del 26 maggio scorso, il progetto va avanti, guardando già al prossimo campionato di Serie C, senza che gli scossoni societari della settimana scorsa abbiano conseguenze.
Giochino, infine, anche pericoloso, perché semina inquietudine e divisione tra i tifosi e una strisciante sfiducia verso l’attuale società.
Diciamolo chiaramente: i fatti dei giorni scorsi, le dimissioni con gli sfoghi via social, in parte poi cancellati, hanno comunque avuto la indiretta conseguenza di disorientare e irritare i tifosi, anche quelli organizzati, come ha clamorosamente dimostrato lo striscione appeso alle ringhiere esterne del Barbera qualche giorno fa (La citta’ e’ stanca di problemi in società. Pretendiamo rispetto e serietà, firmato Curva nord inferiore).
Quel lungo post dell’imprenditore italoamericano, poi rimosso, sulla ricapitalizzazione di Hera Hora da lui proposta e “bocciata” dal cda, ha indotto molti tifosi a schierarsi e a porsi delle domande sulla reale solidità economica del club e sulle prospettive di allestimento di una squadra competitiva nella lotta per la promozione in Serie B.
Da qui, anche l’affannato confronto nella piazza virtuale sui nomi di possibili azionisti in grado di far spiccare all’aquila rosanero il volo verso altezze toccate in tempi recenti, prima della rovinosa caduta tra gli arbusti dei campi di quarta serie. Dopo gli improvvisati “esperti virologi”, gli “chef casalinghi” e i “politici da tastiera”, i social si sono popolati di autoproclamati commercialisti che hanno fatto i conti nelle tasche dell’attuale proprietà del Palermo arrivando, sulla base di chissà quale elemento, alla conclusione che ci vogliano da subito forze nuove e “più forti”.
Ed e’ un fatto davvero paradossale, se guardiamo la realtà senza partigianeria, ma con concretezza, e la realtà sono i risultati, quelli che parlano più e meglio di ogni post, a partire proprio dalla vittoria nel campionato di Serie D.
Tony Di Piazza, al di là delle questioni societarie, di quel 40% in cui ha investito, è un tifoso appassionato e che ha dimostrato di tenere ai colori rosanero che nel suo cuore hanno preso il posto del nerazzurro dell’Inter di cui era tifoso, ma è certo, per sua stessa ammissione, che non ha inciso sulle scelte societarie e che la sua strategia di comunicazione, andava rivista e, forse, meglio calibrata. Perché bisogna ammettere che quell’impeto comunicativo iniziale ha annebbiato la vista di tanti, ha fatto dimenticare i risultati ottenuti, facendo confondere la prospettiva, mentre la “controparte” e la società sono andate avanti per la loro strada, senza mai replicare alle parole di Di Piazza.
E se qualcuno è inquietato dal silenzio di Mirri, forse si dovrebbe fare caso ai risultati, sul campo e fuori, fin qui ottenuti. Che sono quelli pianificati e nei tempi previsti, con la immediata promozione di una squadra allestita dal nulla in poche settimane e il lavoro per la realizzazione del centro sportivo e quello sul marketing territoriale, che rientra nella “mission” della società, per riconquistare quei tifosi disamorati dopo le delusioni dei grotteschi ultimi anni dell’era Zamparini e la cancellazione della B. Del resto, come abbiamo già scritto, gli equilibri, i rapporti di forza, gli assetti societari erano chiari fin dall’inizio; e sono quelli che contano anche nella fase decisionale. Per cui non si capisce la posizione di Di Piazza che ha scelto l’Aventino dopo la bocciatura delle sue proposte in votazioni legittime nelle quali il suo 40% non è bastato. Né si intravede all’orizzonte una reale possibilità che possa cedere ad alcuno la sua quota di minoranza. Per questo abbiamo scritto che l’italoamericano è rimasto prigioniero di una strategia perdente in partenza e che si trova in un vicolo cieco dal quale, se ne ha la forza o se trova i partner, può uscire soltanto con la mossa decisiva di una proposta di acquisto dell’intero pacchetto azionario. Ma, anche in questo caso, sono i Mirri a avere il coltello dalla parte del manico, a poter decidere se vendere o meno. E, come detto, non sembra ce ne sia l’intenzione, anzi. Si lavora, in un silenzio operoso, per provare a riportare il club in alto, con un utilizzo razionale e mirato delle risorse economiche disponibili.
Certi timori, quindi, non hanno fondamento. Il Palermo è una società solida sul piano economico, e nel post coronavirus con molti club, anche nelle serie superiori, in difficoltà questo vale tantissimo, così come la regolarità nel pagare gli stipendi (rimborsi) ai giocatori, un fatto che può pesare anche sulle operazioni di mercato, aumentando l’appeal del club sui calciatori messi nel mirino da Sagramola e Castagnini; proprio questi due nomi sono un’altra arma in più, per il Palermo.
Dopo l’assemblea dei soci del prossimo 9 giugno, la prima della storia con la presenza dei rappresentanti dei (pochissimi) tifosi che hanno partecipato all’azionariato sociale, ne sapremo di più sui rapporti societari, sulla pianificazione delle operazioni di mercato, forse anche sul nome del nuovo allenatore. Acquisti di mercato, insomma, per costruire una squadra forte. Questo è ciò che dovrebbe interessare tutti, che dovrebbero catalizzare l’interesse dei tifosi, non le chiacchiere che stanno a zero e che rischiano soltanto di fare danno.

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