“Selinunte è la città di punta a livello di architettura templare. I suoi templi erano enormi atti di pietà ma anche simbolo della sua potenza economica e militare”. Lo ha detto ieri sera Clemente Marconi, dell’Institute of fine arts della New York University, alla inaugurazione, al parco archeologico di Selinunte, del museo del baglio Florio – i cui lavori sono stati finanziati con il programma europeo Po Fesr 2007-2013 – e della mostra “Thois Theiois. Selinunte e le forme della fede: architettura e riti dall’età arcaica all’ellenistica”.
Marconi, che al parco archeologico svolge campagne di scavi dal 2006, in particolare al tempio R il più antico di Selinunte e che risale al 590 avanti Cristo, è pronipote di Jole Bovio Marconi che ha contribuito alla ricostruzione del tempio di Hera.
Sua moglie, Rosalia Pumo, è, invece, direttrice del progetto dei lavori di scavi che in 11 anni hanno coinvolto 60 studenti in parte italiani e in parte americani. E di “antica amicizia storica che rende più proficuo il lavoro quotidiano di siciliani e americani, di cui in provincia di Trapani si conta un buon numero” ha parlato la console generale statunitense per il Sud Italia, Mary Ellen Countryman, mentre per l’assessore regionale ai Beni culturali Aurora Notarianni “la Sicilia è terra del bello, dell’operosità e dell’accoglienza e Selinunte fa parte del bello della nostra storia”. Sulle “difficoltà
burocratiche che hanno rallentato l’ultimazione dei lavori del museo” si è soffermato Enrico Caruso, direttore del parco archeologico di Selinunte. “La mostra che stiamo inaugurando – ha detto – è un punto di partenza”.
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