Militari della Guardia di finanza di Alcamo hanno posto agli arresti domiciliari un imprenditore per bancarotta fraudolenta ed intestazione fittizia di beni e stanno eseguendo perquisizioni in abitazioni e sedi di società riconducibili ad altri nove indagati.
Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal Gip di Trapani su richiesta della Procura nell’ambito di un’inchiesta avviata dopo il fallimento di una società dell’arrestato. Da indagini delle Fiamme gialle sarebbe emerso che “ingenti somme di denaro, da utilizzare per il pagamento di fornitori e dipendenti, venivano trasferite sui conti correnti personali dell’imprenditore, per poi essere illecitamente impiegate per finanziare due nuove attività commerciali intestate a prestanome e nullatenenti”.
Da intercettazioni telefoniche, secondo la Gdf, sarebbe emerso un “collaudato sistema fraudolento, grazie alla complicità di un noto consulente fiscale e di alcuni imprenditori operanti nelle province di Trapani e Palermo”.
Secondo l’accusa, il gruppo, con “risorse provenienti da aziende precedentemente fallite, provvedeva a creare nuove attività commerciali intestandole a soggetti nullatenenti” e poi “gli indagati sottraevano la merce in magazzino e gli incassi delle vendite, senza talvolta pagare gli stipendi ad alcuni ignari dipendenti, determinandone sistematicamente la crisi ed il conseguente fallimento”.
L’accusa stima il “guadagno illecito in oltre 1,2 milioni di euro” che l’imprenditore ai domiciliari avrebbe “dirottato in una società immobiliare ed in un’attività di ristorazione”. Tra gli indagati anche un imprenditore napoletano, principale fornitore delle società, che, scrive l’accusa, con “simulate operazioni commerciali, determinava un vertiginoso aumento dei debiti e favoriva rapide e concordate crisi aziendali”.
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