Appalti pilotati anche per consentire all’imprenditore amico sommerso dai debiti di aggirare l’ostacolo di vedersi trattenute le somme. Bastava chiamare il prestanome con le carte in regola ed il gioco era fatto. E’ questo uno degli episodi che emerge dall’inchiesta sulla corruzione al parco archeologico di Selinunte. L’operazione Selinus scattata ieri con 6 indagati tra funzionari pubblici e imprenditori. Gli affari riguardavano appalto attorno al parco di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria a cavallo tra gli anni 2020 e 2021.

L’imprenditore “squattrinato”

La vicenda riguarda da vicino l’imprenditore di Partinico Vincenzo D’Angelo, 47 anni, tra i 6 indagati. I finanzieri hanno intercettato i dialoghi dell’imprenditore sommerso dai debiti con il suo commercialista. D’Angelo era sconfortato, per le mani gli era stata promessa una commessa per alcuni lavori al museo del Satiro danzante di Mazara del Vallo. Il problema era che l’imprenditore non aveva il Durc regolare, documento necessario per poter contrarre con la pubblica amministrazione. Risultavano ben 67 mila euro di debiti con Inps.

L’impresa prestanome

Secondo quanto accertato dai finanzieri D’Angelo avrebbe fatto ricorso ad un’impresa con le carte in regola. Fu lei a partecipare alla gara ma di fatto quei lavori li svolse lui con la sua ditta. L’appalto in questione era di circa 27 mila euro, somme che sarebbero state del tutto trattenute a D’Angelo per via della sua esposizione debitoria. Con un’altra azienda paravento riuscì in questo modo a incassare la commessa. Il commercialista era stato chiaro al telefono con l’imprenditore: “Avere il Durc è praticamente impossibile, su questo non c’è dubbio”.

Le accuse

Le accuse a vario titolo sono di corruzione ed abuso d’ufficio, fatti consumati a cavallo tra gli anni 2020 e 2021. Le indagini condotte dalle fiamme gialle di Castelvetrano dall’estate del 2020. Ad essere emerse presunte irregolarità nella concessione di appalti pubblici da parte dell’ente archeologico. Constatati numerosi episodi illeciti a carico dell’allora direttore del Parco, due funzionari regionali e tre imprenditori.

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