Dopo il Covid19 arriva l’allarme West Nile. L’artista palermitano di 73 anni, Momò Calascibetta, è la prima vittima in Sicilia del virus delle zanzare. L’uomo, residente a Marsala ma palermitano di origine è deceduto nelle scorse ora nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Sant’Antonio abate di Trapani.
L’asp di trapani convoca la stampa
L’azienda sanitaria locale di trapani ha convocato la stampa per spiegare la situazione e dare informazioni sulla presenza di un focolaio di ‘Febbre del Nilo’ fra gli animali. Il contagio è stato scoperto a marsala ma anche ad Alcamo, anche se il caso fra gli esseri umani resta, al momento, isolato.
Due mesi di agonia per l’uomo
Calascibetta, pittore, era stato ricoverato a metà agosto per una grave crisi respiratoria dopo essere stato contagiato dal virus delle zanzare West Nile. Per lui non c’è stato nulla da fare, nonostante i medici avessero subito intuito si trattasse di “Febbre del Nilo”, poi confermata dalle analisi. Poi, le sue condizioni si sono aggravate ed è finito in terapia intensiva dove è morto.
L’allarme virus delle zanzare
L’uomo abitava in contrada Cutusio, borgata del versante nord di Marsala. In queste settimane, dopo aver rilevato il caso, l’Asp di Trapani ha disposto controlli sugli allevamenti che insistono nel raggio di tre chilometri dall’abitazione dell’uomo. Sono risultati positivi al virus due cavalli e un cane. C’è un altro caso sospetto su un cavallo ad Alcamo, sempre nel Trapanese.
Il post di dolore sui social
L’annuncio della morte è stato dato dai familiari del pittore in un lungo post sulla pagina Facebook dell’artista attribuendo il messaggio allo stesso Calascibetta come suo ultimo saluto. “Sono stati due mesi difficili – si legge nel messaggio – ad agosto una zanzara mi ha messo fuori combattimento. In principio non avevo collegato il mio malessere con la puntura di zanzara. Pensavo fosse covid, magari di una nuova variante, non riconosciuta dai tamponi, ma niente: pur prendendo i farmaci del caso, la febbre non passava e la stanchezza aumentava”.
“Battaglia contro un nemico ignoto”
“All’improvviso ho perso conoscenza – si legge ancora nel post -, mi sono ritrovato in ospedale, con mia moglie e mio figlio al mio fianco. Avrei voluto dire loro tante cose, ma non potevo parlare. Potevo solo comunicare con gli occhi quanto volessi loro bene. Stavo combattendo la mia battaglia più difficile, contro un nemico ignoto. I medici non sapevano di che cosa si trattasse. Si limitavano a farmi trasfusioni e ad aiutarmi nella respirazione. Doveva essere qualcosa di grave, ma io volevo vivere. Volevo continuare a dipingere, continuare a raccontare al mondo la mia storia. Sentivo vicino l’amore di Enza e Filippo e degli amici più cari, che chiamavano ogni giorno. Non potevo mollare. Infine è arrivata la diagnosi. Ero il primo caso siciliano di Febbre del Nilo Occidentale”.
“Questo non è addio, solo un arrivederci”
“All’ospedale le hanno provate tutte – si legge ancora -, ma non c’è stato verso. Sono volato via e scoprirò altre cose. Vi scrivo ora, prendendo in prestito le mani di Enza, di Filippo, di Andrea e degli amici più cari, per dirvi che non sono morto. Il mio corpo è morto, è cenere, la stessa cenere che mi sono divertito a spargere sul capo mio e di tante altre persone, ma il mio spirito è vivo. Ogni qual volta un mio dipinto vi strapperà una lacrima, un sorriso, una risata amara, io sarò lì con voi. Non ho alcuna intenzione di lasciarvi. Ci sono tante cose che ho ancora da fare: due mostre pronte, un catalogo, una momografia… Certo non potrò essere fisicamente presente, ma in spirito, ve lo prometto, ci sarò. Questo non è addio, solo un arrivederci. La vita è bellissima, e gli artisti non muoiono mai”.
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