L’arresto all’alba di oggi della sorella di Matteo Messina Denaro non è che l’ultimo nome di una rete di fiancheggiatori. Una lista che, giorno dopo giorno, si allunga sempre di più. Prima di Rosalia Messina Denaro, sono saltati nomi di personaggi più o meno insospettabili, gente comune, comunque nomi lontani dal gotha mafioso. In fin dei conti era quello che già da tempo gli inquirenti sospettavano. Per coprire la latitanza di Messina Denaro ci sarebbero stati tra i fiancheggiatori importanti “capoccioni” in alto e poi gente semplice nella vita di tutti i giorni. Dal medico all’impiegato comunale.

Giovanni Luppino

Giovanni Luppino fu arrestato nell’immediatezza come autista di Messina Denaro. Nonostante sia incensurato, gli inquirenti lo definirono un personaggio di spicco. “L’indagato risulta la persona più vicina allo storico capo della mafia trapanese su cui forze di polizia giudiziaria e magistratura siano riusciti ad oggi a mettere le mani”. Lo hanno scritto i pm di Palermo nella richiesta di convalida dell’arresto. Luppino è un agricoltore che venne bloccato nel blitz alla clinica La Maddalena e che ha portato all’arresto del boss Matteo Messina Denaro.

I due Bonafede

Due arresti hanno poi riguardato due omonimi. Si tratta di Andrea Bonafede, uno classe ’63 e l’altro classe ’69. Il primo è finito in manette per “partecipazione ad associazione mafiosa”, il secondo per “procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose”. Il Bonafede ’63 è un geometra, impiegato comunale, la cui identità serviva a Messina Denaro per fare le varie prenotazioni di esami clinici di cui aveva bisogno. E poi il cugino omonimo del ’69 che a sua volta avrebbe ritirato le ricette mediche intestate a lui ma in realtà solo fittiziamente. Perché quelle prestazioni sanitarie celavano proprio le cure al boss.

Il medico

In questo elenco poi non poteva mancare il medico. E parliamo del chiacchieratissimo Alfonso Tumbarello, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ed altri reati pure aggravati dalle modalità mafiose. Sarebbe stato lui ad avere in cura il boss Matteo Messina Denaro. Tumbarello in due anni ha seguito il capomafia nel percorso di cure del cancro di cui soffriva. Gli avrebbe prescritto qualcosa come 137 tra ricette e analisi intestate al suo assistito Andrea Bonafede. Ha sostenuto di “non aver mai sospettato che il vero paziente fosse un altro e cioè Messina Denaro”.

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