Operazione antimafia congiunta di Carabinieri e Dia nel Trapanese. I militari del Nucleo Investigativo di Trapani e personale della Direzione Investigativa Antimafia, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo presso il Tribunale di Palermo, in esecuzione di un provvedimento di aggravamento della misura cautelare emesso dal Tribunale di Trapani, hanno arrestato un pregiudicato mafioso trapanese, già condannato due volte in via definitiva per 416 bis.

L’uomo, precisa una nota, è anche imputato, sempre per associazione mafiosa con il ruolo di promotore, in un processo in corso ed è stato già condannato, in primo grado, ad oltre 20 anni di reclusione.

Chi è il condannato

Si tratta di Antonino Buzzitta, condannato lo scorso 12 aprile a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa. Adesso è stato riportato in carcere per aver violato per 30 volte le prescrizioni che gli erano state imposte.

Doveva sottoporsi a visite e cure mediche e i giudici gli avevano concesso i domiciliari per andare in ospedale. Gli era stato il divieto di comunicare con persone diverse rispetto dai familiari conviventi.

Era stato scarcerato per motivi di salute

Buzzitta era sottoposto alla custodia cautelare degli arresti domiciliari per sottoporsi ad alcune cure mediche, ma aveva il divieto di comunicare con soggetti diversi dai familiari conviventi.

Proprio per le sue condizioni di salute, il Tribunale di Trapani aveva autorizzato l’imputato a lasciare il domicilio senza scorta, con l’espressa indicazione di percorrere la via più breve per il luogo da raggiungere, senza effettuare soste intermedie, nonché di comunicare alle autorità addette ai controlli, gli orari dei propri spostamenti.

Trenta violazioni delle disposizioni

I Carabinieri e il personale della Direzione Investigativa Antimafia di Trapani, coordinati dalla DDA di Palermo, non hanno tuttavia mai smesso di monitorare i suoi movimenti. Dal dicembre 2021 allo scorso aprile, gli investigatori hanno accertato ben trenta presunte violazioni delle prescrizioni imposte, documentate con fotografie in vari esercizi pubblici di Erice, Trapani e Paceco, tanto di giorno che di sera.

Incontri non autorizzati

Secondo gli inquirenti, l’imputato mafioso si sarebbe quindi intrattenuto con individui estranei al suo nucleo familiare e finanche con soggetti con precedenti di polizia. Gli incontri non autorizzati sarebbero avvenuti anche con modalità riservate, ad esempio nel retrobottega di un bar.

Sulla base degli accertamenti di Carabinieri e DIA, il Tribunale di Trapani ha ripristinato la custodia cautelare. Secondo il collegio giudicante, l’arrestato avrebbe “tenuto con pervicacia e continuativamente una condotta altamente trasgressiva delle prescrizioni impostegli, anche nel corso della celebrazione del processo appena conclusosi in primo grado” facendo emergere l’esigenza di un aggravamento della misura cautelare con pericolo di reiterazione criminosa, denotando così la sussistenza di “esigenze cautelari di eccezionale rilevanza” che consentono di disporre la custodia cautelare in carcere anche per un soggetto ultrasettantenne.

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