Inatteso miglioramento delle condizioni cliniche di Matteo Messina Denaro. Si registra un lieve miglioramento delle condizioni generali del boss mafioso ricoverato all’ospedale dell’Aquila dall’8 agosto scorso per un intervento chirurgico dovuto ad una occlusione intestinale: secondo quanto trapela da fonti mediche, sono buoni i parametri vitali per il 61enne, che non riesce a mangiare ed è alimentato artificialmente e sottoposto alla terapia del dolore.

Le condizioni restano gravi

Le condizioni dell’ex primula rossa della mafia siciliana restano comunque gravi per lo stadio molto avanzato del tumore al colon. L’ex superlatitante, assistito nella cella del reparto detenuti e tenuto d’occhio da decine di agenti dentro (sono cinque per ogni turno di guardia) e fuori la struttura sanitaria, lamenta però dolori forti tanto che avrebbe chiesto di essere sedato per riposare meglio: alla luce di questo quadro, i medici che lo hanno in cura, hanno dato parere negativo alla magistratura in merito alla partecipazione da remoto del boss ad una udienza in programma il 19 settembre.

La chemio resta sospesa

Messina Denaro è in carico al reparto di terapia del dolore incardinato in quello di rianimazione dove è stato ricoverato per circa tre settimane dopo l’intervento chirurgico. Al boss, che non si è mai pentito e non ha mai fatto ammissioni, fa visita la nipote e legale Lorenza Guttadauria che insieme alla giovane figlia, riconosciuta recentemente, si è trasferita all’Aquila dopo l’aggravamento delle condizioni del congiunto.

La procura da la caccia al suo tesoro

Intanto la Procura avrebbe individuato altri prestanome e nuovi beni nella disponibilità del boss Matteo Messina Denaro. A rivelarlo è il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia che ha coordinato le indagini che nel gennaio scorso portarono all’arresto del superlatitante. Passi quindi avanti delle indagini ma le difficoltà non vengono allo stesso modo sottaciute. La fitta e ampia rete di connivenze e silenzi continua ad essere un ostacolo non indifferente. E 30 anni di latitanza sono tanti per riuscire a ricostruire davvero tutto.

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