Sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro interviene il pm Nino Di Matteo. “C’è da chiarire il capitolo delle coperture extra mafiose: non credo alle coperture solo da parte dei familiari e di qualche compaesano. Dobbiamo capire se ci possano essere state coperture istituzionali. Del resto anche per Provenzano solo dopo svariati anni si è potuto accertare che ha potuto contare su coperture di altro tipo”. È il dubbio sollevato dal magistrato in occasione dell’appuntamento Sky Tg 24 Live, per l’occasione dalla Sala dei Baroni.

“È vergognoso – sottolinea di Di Matteo – che un latitante accusato di sette stragi resti latitante per trenta anni. Dobbiamo chiederci come sia stato possibile che Matteo Messina Denaro sia rimasto a casa sua facendo una vita normale, sostanzialmente da latitante a casa sua”.

Per i giudici il padre di Matteo Messina Denaro era “lavoratore assiduo”

Dopo qualche mese si sarebbe dato alla macchia e fino alla sua morte sarebbe riuscito a sfuggire alla giustizia. Ma per i giudici di Trapani il boss Francesco Messina Denaro, a capo del mandamento di Castelvetrano dagli anni ’80, padre di Matteo, ex primula rossa di Cosa nostra, era un “lavoratore assiduo” e un “risparmiatore oculato” e non c’erano prove della sua vicinanza a Cosa nostra.

Un giudizio in netto contrasto con le valutazioni dell’allora pm di Marsala Paolo Borsellino che per don Ciccio aveva chiesto la misura di prevenzione della sorveglianza speciale.

“Non luogo a procedere” fu il verdetto dei giudici del tribunale di Trapani Massimo Palmeri, Giuseppe Barracco e Tommaso Miranda che a luglio del 1990 respinsero la richiesta della Procura di Marsala, sostenendo che non ci fossero elementi per applicare al padrino la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale.

Barracco nel frattempo è morto, Miranda è presidente di sezione del tribun+ ale a Napoli e Palmeri, attuale procuratore di Enna, ha fatto domanda come procuratore aggiunto a Palermo e dopo aver perso il concorso per la guida dell’ufficio inquirente di Marsala attende l’esito del ricorso contro il suo avversario, Fernando Asaro nominato dal Csm procuratore.

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