I reflui fognari delle fosse imhoff venivano smaltiti illecitamente nei tombini di Castellammare del Golfo e di altri paesi limitrofi, intasando la rete fognaria. E costringeva poi il Comune ad incaricare dello spurgo la stessa ditta che in realtà aveva provocato l’intasamento. Una sorta di circolo vizioso che finiva per costituire un enorme lucro per una ditta specializzata che si avvaleva anche di importanti connivenze. A scoprire tutto polizia e guardia di finanza che in un blitz all’alba hanno arrestato 7 persone.

I nomi degli indagati

Ecco i nomi degli indagati nell’operazione “Spurgo Low Cost”. Il gip Lorenzo Jannelli ha disposto il carcere per Giuseppe D’Angelo, 65 anni di Castellammare del Golfo, ai domiciliari con il braccialetto elettronico Giacomo D’Angelo, 35 anni di Castellammare del Golfo, Aldo Ferrantelli, 61 anni, residente a Castellammare del Golfo, Rosolino Foderà, 46 anni di Castellammare del Golfo, Maria Elena Ilardi, 42 anni, Antonino Buffa, 78 anni di Castellammare del Golfo, e Sebastiano Ferrarello, 43 anni di Erice.

I provvedimenti del Gip

Ad operare gli agenti della squadra mobile della questura di Trapani e del commissariato di Castellammare del Golfo. A loro supporto la guardia di finanza di Alcamo, sotto il coordinamento del servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine. Le misure cautelare, 6 in carcere e uno ai domiciliari, emesse dal Gip di Palermo. le accuse sono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’illecito smaltimento di rifiuti e inquinamento ambientale. Gli inquirenti avrebbero scoperto una “compagine associativa” che faceva capo ad una società che si occupava della gestione di liquami e rifiuti in generale. Era una ditta di autospurghi munita di cisterne che attuava sistematicamente procedure illecite di smaltimento.

Il modus operandi

L’attività investigativa si è avvalsa di pedinamenti, intercettazioni e sistemi di videosorveglianza. A venire fuori un presunto consolidato modus operandi  della ditta. In pratica prelevava i contenuti delle fosse imhoff, appartenenti ad abitazioni private, esercizi commerciali o lidi balneari. Poi le sversava illecitamente nei tombini della città stessa, o talvolta di località limitrofe, ben sapendo che i liquami ed i rifiuti in generale sarebbero finiti nella condotta fognaria. Quindi finivano in mare, in assenza di un idoneo impianto di depurazione funzionante. Questa procedura illecita di smaltimento era in grado di cagionare la frequente avaria o persino la rottura delle pompe di sollevamento in alcuni tombini. Questo accadeva proprio a causa dell’intasamento riconducibile all’accumulo di detriti derivanti dall’illegale sistematico sversamento. Proprio per risolvere queste rotture o intasamenti, il Comune era costretto poi ad incaricare la stessa società di intervenire per porre rimedio alle avarie, subendo di fatto delle truffe.

Coinvolta anche una discarica nel Palermitano

Tra gli indagati figura anche il titolare di uno studio di biologia, il cui ruolo era sostanzialmente quello di favorire sistematicamente la società incaricata degli smaltimenti. Avrebbe stilato referti stereotipati o falsificati, senza l’esecuzione delle analisi, facilitando le attività illecite e favorendo la massimizzazione dei profitti. Le attività d’indagine, hanno infine permesso di raccogliere, in via incidentale, degli elementi indiziari a carico di due soggetti che lavorano al servizio della discarica di Camporeale, nel palermitano. In questo caso si parla di sversamenti di percolati, effettuati con modalità assolutamente illegali, nei terreni limitrofi all’area adibita a discarica. L’ordinanza cautelare prevede anche il sequestro della società e dell’intero compendio aziendale, nonché la nomina di un amministratore giudiziario.

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