I Carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale, coadiuvati da personale del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani, hanno dato esecuzione, su richiesta della Procura della Repubblica di Marsala a 2 misure cautelari personali agli arresti domiciliari e a numerosi decreti di perquisizione e sequestro, emessi dal Gip del Tribunale di Marsala, su richiesta della locale Procura, a carico di due imprenditori locali, padre, 66enne e figlio 32enne, titolari di una società che opera nel settore dello smaltimento dei rifiuti.
L’operazione è scattata nelle prime ore della mattinata a Marsala e a Mazara del Vallo (TP), all’esito di un’articolata indagine, condotta nell’ambito dell’attività di contrasto al grave fenomeno della combustione di rifiuti. La Procura della Repubblica di Marsala ha proceduto per i reati di combustione illecita di rifiuti, realizzazione di discariche abusive, getto pericoloso di cose e inquinamento ambientale in concorso.
Le indagini sono state eseguite dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Palermo e avviate in seguito al fenomeno degli incendi di rifiuti speciali pericolosi e non, nelle aree rurali delle contrade “Borgo Rinazzo” di Marsala e “Borgo Montalto” di Mazara del Vallo. Dal gennaio 2020 è stato ricostruito lo stato di grave inquinamento ambientale, per la presenza di rifiuti combusti disseminati lungo tutto il territorio.
Sono state scoperte 4 porzioni di aree agricole, interamente coltivate a vigneti, ricadenti nei Comuni di Marsala e di Mazara del Vallo in cui, con una cadenza di 2 volte per settimana, venivano smaltiti rifiuti speciali pericolosi e non attraverso la loro combustione sul terreno, con conseguente emissione di sostanze gassose nell’atmosfera, che persistevano anche per più giorni consecutivi.
Gli indagati, padre e figlio, con l’ausilio di un loro collaboratore di nazionalità rumena, erano soliti, con il favore delle tenebre, effettuare le operazioni di illecito smaltimento dei rifiuti, solo dopo preventivi e accurati sopralluoghi delle aree individuate, finalizzati a verificare la presenza, in loco e lungo il tragitto, delle Forze dell’Ordine. Gli stessi automezzi che trasportavano i rifiuti erano preceduti da una staffetta, che si preoccupava di verificare l’assenza di qualsivoglia pericolo.
Per ben 19 volte, gli eco criminali, con l’uso di liquido infiammabile, hanno combusto i rifiuti, quantificati in circa 380 tonnellate, con un illecito profitto, derivante dal risparmio dei costi da sostenere in caso di corretto smaltimento degli stessi, pari a 800mila euro.
I militari del NOE di Palermo hanno sottoposto a sequestro preventivo 2 impianti di trattamento e recupero rifiuti, l’automezzo utilizzato per il trasporto dei rifiuti, l’auto utilizzata, quale staffetta, per il controllo del territorio e 4 aree interessate dagli smaltimenti e dalla successiva combustione dei rifiuti. Sigilli anche ad alcuni eni di proprietà degli indagati. Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa 1,6
milioni di euro.
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