Non ci sono solo appalti e concorsi truccati, lo scandalo sull’Asp di Trapani fa emergere anche il caso di richieste di prestazioni sessuali per ottenere il rinnovo della patente. Lo spaccato che emerge dall’inchiesta della finanza è un vero e proprio verminaio che ha portato a 17 indagati. Tra loro anche 10 arresti, 2 in carcere e 8 ai domiciliari.

Sesso per i propri diritti

Tra gli episodi contestati dalle fiamme gialle ne emerge uno che è al tempo stesso emblematico. Ad una donna sarebbe stato chiesto di fare sesso per ottenere un suo diritto, cioè il rinnovo della patente. In pratica gli si sarebbero frapposti una serie di presunti ostacoli su cui si sarebbe potuto soprassedere. In che modo? Garantendo una prestazione sessuale. In questo modo la pratica per il rinnovo della patente sarebbe stata più veloce e sicura.  Ma tra gli altri episodi “minori” contestati anche il medico che nell’esercizio dell’attività libero-professionale avrebbe gestito personalmente la propria “agenda delle visite”. Intervenendo nelle procedure di pagamento da parte dei pazienti e incassando materialmente in contanti l’importo della visita eseguita. Anche l’omissione della comunicazione del “contatto stretto” e della positività al virus da Covid19, con compiacenza del responsabile di laboratorio. C’erano anche false attestazioni di presenza in servizio con l’abusiva timbratura del badge elettronico.

Le accuse

I 17 sono indagati a vario titolo per corruzione, induzione indebita a dare utilità, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Ed ancora truffa ai danni di ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale. Spuntano anche altre accuse come rivelazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale e false attestazioni di presenza in servizio. Si è dato vita ad una complessa ed articolata attività di indagine che ha consentito di disvelare un collaudato meccanismo. Si addomesticavano e pilotavano procedure di gara, pubblici concorsi ed affidamenti di incarichi dirigenziali. Tutto all’interno delle strutture sanitarie trapanesi secondo una logica clientelare, con la compiacenza di alcuni pubblici ufficiali.

Indagine partita da un bando

Le indagini inizialmente si erano concentrate nel verificare la regolarità di un bando di gara indetto dall’Asp di Trapani. Riguardava la fornitura di attrezzature sanitarie necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19 da destinare ai reparti di terapia intensiva. Le fiamme gialle più scavavano e più rilevavano “carenze e condotte discorsive”. In pratica si forzava la procedura d’urgenza bandita, andando quindi a turbarne l’aggiudicazione ad esclusivo vantaggio di una Spa già contrattualmente legata all’azienda sanitaria trapanese. Il tutto frutto del demansionamento e della soppressione di strutture tipiche dell’Asp, voluti dal management sanitario del tempo. Ad emergere che i compiti di valutazione, progettazione, collaudo e predisposizione dei capitolati delle gare d’appalto erano state date in capo ad una sola persona esterna all’amministrazione. Soggetto che oltretutto era legato contrattualmente a questa Spa.In questo modo il controllato era diventato anche controllore si sé stesso.

Inchiesta che si è allargata

Sono stati rilevati profili di illegittimità anche in ordine ad altre procedure di affidamento di forniture per i servizi sanitari. Illeciti anche per l’assunzione di personale dirigente ed amministrativo nell’azienda sanitaria. Ad essere stati forniti giorni prima dei concorsi a soggetti esterni ed a candidati, poi risultati vincitori della selezione, il testo da cui sarebbero state tratte le domande da porre in sede d’esame. In alcuni casi fornite specifiche indicazioni in merito al contenuto delle domande stesse. In una circostanza sarebbe stato rilevato il ruolo attivo di un componente della commissione. Questo di era prestato ad agevolare un candidato affinché selezionasse la busta contenente i quesiti concordati.

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