Acquista on line due auto ma viene truffato. L’acquirente si era convinto a fare la transazione perché i truffatori avevano architettato tutto per bene. Gli avevano inviato “a garanzia” i documenti e lui aveva spedito ben 22 mila euro. Ma quei documenti  in realtà erano falsi e dopo il pagamento i truffatori si sono resi irreperibili. I carabinieri hanno avviato le indagini dopo la denuncia e sono riusciti a risalire agli autori del raggiro.

L’attività

Ad operare sono stati i carabinieri della stazione di Misiliscemi che hanno denunciato 4 soggetti, tutti residenti a Roma, in quanto ritenuti responsabili di aver truffato un trapanese 27enne interessato ad acquistare alcune autovetture on line. L’indagine degli uomini dell’Arma è scattata subito dopo la denuncia della vittima che ha dichiarato di aver acquistato tramite contatto telefonico, su un noto sito di vendita di auto usate, 2 autovetture pagando persino il passaggio di proprietà ed il trasporto per un totale di 22 mila euro.

Scomparsi dopo i soldi

Dopo l’accredito dell’intera somma il soggetto che aveva contrattato la vendita si è reso irreperibile ed i documenti inviati da quest’ultimo si sono rivelati falsi e appartenenti a una persone estranee ai fatti. Tramite alcuni accertamenti i carabinieri sono risaliti agli intestatari, due uomini e una donna di Roma e una donna pakistana con precedenti di polizia, della scheda telefonica e di alcuni conti su cui sono stati trasferiti i soldi che sono stati tutti denunciati. Le indagini degli inquirenti proseguono al fine di raccogliere ulteriori riscontri investigativi.

Le trappole di internet

Sono tante le trappole che si celano dietro internet e non solo per gli acquisti ma anche per tante altre operazioni. Come nel recente caso che ha riguardato una coppia di palermitani rimasti vittima del phishing, la truffa informatica che si effettua inviando un’e-mail o un sms con il numero telefonico o il logo contraffatto di un istituto di credito o di una società di commercio elettronico, in cui si invita il destinatario a fornire dati riservati (numero di carta di credito, password di accesso al servizio di home banking, ecc.), motivando tale richiesta con ragioni di ordine tecnico. Una coppia si era vista portate via 5.500 euro. E’ stata necessaria una battaglia legale lunga 10 anni per riavere indietro da Poste Italiane 5.500 euro, sottratti con una frode online.