E’ stata fissata per venerdì 17 marzo, alle 10.30, nel carcere palermitano di Pagliarelli, l’udienza, davanti ai giudici del Riesame, in cui si dovrà discutere della istanza di scarcerazione presentata dai legali di Rosalia Messina Denaro, la sorella del capomafia trapanese arrestata le scorse settimane con l’accusa di associazione mafiosa.

L’arresto della donna

Secondo la Procura di Palermo, che ne ha chiesto e ottenuto l’arresto, la donna sarebbe stata punto di riferimento economico del padrino, gestendone la cassa, e avrebbe avuto un ruolo essenziale nella trasmissione degli ordini e delle direttive del fratello. Nelle sue case di Campobello di Mazara e Castelvetrano sono stati trovati decine di “pizzini”, alcuni con una sorta di contabilità tenuta per conto del fratello.

Il nome in codice

Fedelissima al capomafia, Rosalia, nome in codice nei bigliettini scoperti “Fragolone”, ha finito, involontariamente, per determinarne l’arresto. E’ stato infatti un appunto dettagliato sulle condizioni di salute del fratello, da lei scritto e nascosto nell’intercapedine di una sedia, a dare agli investigatori l’input che ha portato, il 16 gennaio scorso, all’arresto del boss.

Le minacce al legale

È dall’analisi dei tabulati – concentrandosi sulla fascia delle ore 14 di sabato 11 marzo – che hanno preso il via le indagini della Squadra Mobile di Agrigento sulla telefonata minatoria ricevuta dall’avvocato Calogero Montante di Canicattì. La chiamata è arrivata, alle 14,02, sul telefono cellulare del legale, una utenza che è collegata, in deviazione di chiamata, con quella dello studio legale di Canicattì.

L’avvocato Montante, mercoledì scorso, è stato nominato, nel foro di Caltanissetta, difensore d’ufficio di Matteo Messina Denaro. Si tratta del processo d’appello sui mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio, in corso a Caltanissetta, dove il boss è imputato. Un procedimento per il quale è stato già condannato all’ergastolo in primo grado, quando era ancora latitante.

Il legale ha evidenziato «l’inopportunità di svolgere l’attività difensiva perché quattro anni prima aveva svolto le funzioni di vice procuratore onorario presso la Procura di Palermo e perché aveva, in passato, difeso Vincenzo Scarantino nel procedimento penale ‘Borsellino quater’ che è pendente innanzi la Corte d’Assise di Caltanissetta» – ha ricostruito lo stesso avvocato Calogero Montante all’atto della presentazione della denuncia, a carico di ignoti, al commissariato di polizia di Canicattì. Sabato, alle ore 14,02, la telefonata anonima. L’uomo, dall’altra parte della cornetta, ha più volte ha affermato: “Perché non hai difeso Matteo?». Il legale ha subito chiesto con chi stesse parlando e l’interlocutore ha risposto: «Nun ti preoccupari».

Ieri, il legale di Canicattì si è presentato al commissariato della sua città ed ha presentato una denuncia. La polizia ha avviato le indagini: verranno acquisiti i tabulati telefonici della compagnia Wind Tre e verranno analizzati concentrandosi sulla fascia oraria in cui è stata fatta la telefonata.

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