Trova nella cappella di famiglia la salma di un defunto che è stato tumulato a sua insaputa. Una donna di Burgio, paese dell’agrigentino, ha chiesto al Comune di conoscere chi ha autorizzato quella sepoltura e come mai non sia stato richiesto alcun consenso alla proprietaria della cappella.

Dall’amministrazione comunale non è arrivata nessuna risposta.

Il ricordo al Tar

E’ stato necessario rivolgersi al Tar di Palermo per ottenere l’accesso agli atti. La donna, assistita dagli avvocati Girolamo Rubino e Vincenzo Airò, ha presentato un ricorso. I giudici della seconda sezione del Tar hanno accolto il ricorso e condannato l’amministrazione ad esibire la documentazione entro 30 giorni.

La donna è andata al cimitero il 2 novembre per commemorare i defunti e ha visto che uno degli spazi della cappella era stato usato per seppellire una estranea della quale sulla lapide era stato indicato anche il nome. Da qui la richiesta al Comune di sapere chi avesse autorizzato la tumulazione. “Questo accertamento è propedeutico ad altre indagini per capire se si tratti di occupazione abusiva della cappella o di un errore”, dice l’avvocato Vincenzo Airò.

Il caso del Ragusano

Non è la prima volta che accadono errori grotteschi di questo tipo in giro per un po’ tutta la Sicilia. Nel 2017 altrettanto singolare quel che accade a Modica, nel Ragusano. All’obitorio dell’ospedale si scambiarono i corpi di due anziani deceduti, uno di Ispica e uno di Pozzallo. L’equivoco sarebbe nato quando gli uomini di una agenzia funebre chiesero, all’obitorio, il via libera per portare il corpo di uno dei due morti a casa. Una giovane parente, probabilmente distratta dal dolore, ha dato l’ok. Ma quando la salma è stata portata nell’abitazione della famiglia, i parenti sono rimasti increduli accorgendosi che quella salma non era del congiunto. Nel frattempo all’obitorio un’altra agenzia aveva preso l’altro cadavere per portarlo via. E si è ripetuta la stessa scena.

Il caso in tribunale a Palermo

Peggio ancora accadde a Palermo dove un’impresa funebre avrebbe sottratto il corpo di una donna dalla camera mortuaria del nosocomio palermitano e si sarebbe disfatto del corpo con la bara di un’altra donna. Vicenda sfociata in tribunale con una condanna e tre assoluzioni per il caso della salma scomparsa di una donna di origini svizzere dal cimitero dei Rotoli. In abbreviato venne condannato il figlio della titolare di un’impresa funebre palermitana, Paolo Rovetto di 28 anni, mentre furono assolti gli autisti e due necrofori della camera mortuaria dell’ospedale Cervello di Palermo.

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