I giudici d’appello del Cga hanno condannato il Comune di Canicattì a risarcire gli eredi di una donna dopo una lunga serie di ricorsi. Oggetto del contendere alcuni terreni che il Comune avrebbe dovuto espropriare non dando alla fine seguito al completamento della procedura. Nonostante i legittimi proprietari avessero fatto richiesta dal Comune non arrivò mai alcun seguito. Una vicenda che ebbe inizio addirittura negli anni ’80 e che solo ora trova una soluzione sul piano giudiziario. I giudici del Cga, emettendo sentenza in favori di questi eredi, ha evidenziato sulla infinita vicenda una condotta colpevolmente negligente dell’ente locale.

Tutto ebbe inizio nel 1984, da allora un calvario

Una vicenda che come detto parte da lontano, ben 40 anni fa. Il Comune agrigentino nel 1984 espropria alcuni terreni per la costruzione di case popolari. Alla fine dei lavori alcuni appezzamenti non sono stati utilizzati e gli eredi della donna ne chiedono la restituzione. Una richiesta inevasa che dà il via ad una sfilza di ricorsi davanti al giudice amministrativo. L’ultimo atto è l’annullamento con cui è stata respinta la richiesta di restituzione dei terreni. Il “danno da ritardo” è stato quantificato in 15 mila euro. Ad assistere gli eredi gli avvocati Girolamo Rubino e Armando Buttitta. I legali hanno dimostrato ai giudici in questi anni come l’amministrazione ha costretto i loro assistiti ad una lunga e faticosa attività giudiziaria.

“Comportamenti negligente”

Una tesi condivisa dai giudici amministrativi secondo cui, c’è stato “un comportamento gravemente negligente del Comune di Canicattì”. Questo perché “la condotta dell’amministrazione ha lungamente ritardato, in assenza di valide motivazioni, l’emanazione del provvedimento volto alla restituzione ai cittadini delle aree espropriate e non utilizzate per la realizzazione dell’opera pubblica”. Un ostruzionismo costato al Comune non solo 15 mila per il danno ma anche 4 mila euro per le spese legali.

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