Disabili psichici, a chi spetta mettere a disposizione le risorse necessarie a garantirgli una esistenza più dignitosa possibile?

Sulla questione interviene il sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro.

Spiega Cuffaro: “La vigente normativa in materia prevede che i disabili psichici, senza adeguato supporto familiare, vengano ricoverati in Comunità alloggio, regolarmente iscritte all’albo regionale, previa relazione del Dipartimento di Salute Mentale – CSM – dell’ASP, che ne certifica la necessità dell’assistenza continua nelle suddette comunità. La retta da corrispondere alle Comunità consta di una parte sociale che è a carico del Comune di residenza del disabile e una parte sanitaria che è a carico dell’ASP ai sensi del D.P.R.S. n. 158 del 4 giugno 1996, i comuni debbono provvedere ad anticipare l’importo totale della rette ed esercitare, successivamente, l’azione di rivalsa nei confronti dell’ASP, per il recupero della quota sanitaria della retta, che grava sul fondo sanitario regionale”.

“Orbene, – prosegue il sindaco – nonostante la copiosa normativa nazionale e regionale che detta disposizioni precise ed inequivocabili per l’assunzione a carico dell’ASP della quota relativa all’integrazione sanitaria (vedasi decreti Presidente del Consiglio dei Ministri del 14/02/2001, del 29/11/2001 e del 12/01/2017, decreti legislativi n. 502/1992 e n. 229/1999, leggi regionali n. 87/1981, n. 22/1986, n.33/1996, n.5/200, n. 21/2014 e da ultimo circolari esplicative, in merito, dell’Assessorato regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali del 26/06/2018 e del 25/10/2089), l’ASP non soltanto non corrisponde quanto dovuto ai comuni, ma addirittura si oppone ai legittimi decreti ingiunti, con motivazioni fantasiose e non conferenti”.

“È appena il caso di ribadire – precisa Cuffaro – che i ricoveri nelle comunità alloggio avvengono su disposizione del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP, che ne riconosce l’urgenza e la indifferibilità, che individua con la famiglia dell’ammalato la struttura dove ricoverare il disabile psichico, che ne dispone il piano terapeutico di cura, che ne effettua le visite periodiche e settimanali, che ne verificano l’andamento terapeutico, che decidono quando può tornare dai suoi familiari. Qualcuno si può chiedere, allora quale è il ruolo del comune in tutto questo? Subito la risposta, fungere da bancomat”.

“Ormai il Comune, – tuona il sindaco – l’unico front-Office del cittadino, è stato individuato da tutti gli altri organi istituzionali dello stato come l’anello più debole del sistema su cui scaricare responsabilità e altri oneri ed attribuzioni non riconducibili per norma all’ente locale ma che comunque questo deve sobbarcarsi. Tale situazione sta creando numerosi contenziosi giudiziari con notevoli aggravi di spese, ma, soprattutto ha devastanti conseguenze sui, già magri, bilanci dei comuni, i quali, oramai da anni, continuano ad anticipare le somme a carico dell’ASP, senza riceverne il dovuto importo, fino a causarne molto spesso il dissesto finanziario. Considerato che negli anni si sono accumulati importi di centinaia di migliaia di euro, se non di milioni, che i comuni devono ricevere dall’ASP, si rende assolutamente necessario, da un lato accelerare la definizione dei contenziosi giudiziari in corso e, dell’altro, un urgente intervento legislativo che ponga direttamente a carico dell’ASP la quota sanitaria per i ricoveri, pena il rischio di default dei comuni”.