Il gip del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto il rinvio a giudizio – con l’accusa di estorsione ai danni dei dipendenti – di tre dei sei imputati dell’inchiesta “Stipendi spezzati” che ipotizza un collaudato sistema di “pizzo” sulla busta paga dei dipendenti di una cooperativa di Licata (Ag) che gestiva delle comunità per disabili psichici.
Il pm Gloria Andreoli, 3 anni dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, aveva chiesto il rinvio a giudizio di tutti e 6 gli indagati.

I dipendenti e il “cavallo di ritorno” per evitare il licenziamento

I dipendenti della coop Suami, secondo quanto ipotizza il pm, avrebbero accettato il sistema del “cavallo di ritorno” per evitare il licenziamento. Prima gli sarebbe stata imposta la decurtazione dei soldi in contanti, poi sarebbero stati obbligati ad aprire un conto corrente e consegnare carta bancomat e codice pin ai propri datori di lavoro.

L’operazione “Stipendi spezzati” nel 2017

L’operazione “Stipendi spezzati” è stata eseguita nel 2017 dai carabinieri di Licata. Fra le persone che erano finite sotto accusa anche Salvatore Lupo, 45 anni, di Favara, amministratore unico della cooperativa Suami, ucciso il giorno di Ferragosto in un bar di Favara.

I tre rinviati a giudizio davanti ai giudici a partire dal 30 giugno

I 3 rinviati a giudizio compariranno davanti ai giudici della prima sezione penale a partire dal 30 giugno. Diversi dipendenti (assistiti, fra gli altri, dagli avvocati Antonio Montana, Angelo Balsamo e Angelo Farruggia) si sono costituiti parte civile.

Sindacalista condannata a Trapani per estorsioni

Ma ci sono casi più recenti di persone finite sul banco degli imputati per estorsioni ai dipendenti.
Nel marzo scorso Nunzia Bivona, 50 anni, palermitana, sindacalista (UilTucs), è stata condannata, con rito abbreviato, dal gup di Trapani Massimo Corleo a due anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione (pena sospesa) nell’ambito del procedimento penale scaturito dall’operazione dalla Guardia di finanza “A shot of money“, relativa alle estorsioni in busta paga che sarebbero state commesse, fino all’inizio del 2019, in danno di diversi dipendenti del supermercato Conad di Trapani, quando questo era gestito dalla società “L’Arcipelago”.

Busta paga col pizzo

Estorsioni che, secondo l’accusa, sarebbero state commesse con la complicità (concorso morale e materiale) di due sindacalisti. E una sarebbe la Bivona, mentre l’altro, Antonino Bignardelli, 53 anni, di San Vito Lo Capo, della Cildi, è già stato rinviato a giudizio dal gup di Trapani.
A giudizio insieme a Gianluca Amato, 48 anni, Salvatore Vitale, 42 anni, entrambi di Carini (Pa), rispettivamente presidente del cda e consigliere delegato de “L’Arcipelago“, Massimo Leonardi, 47 anni, catanese, e Romina Fiore, 39 anni, palermitana, responsabili all’epoca dei fatti del Conad di Trapani.
Tutti sono accusati di estorsione in concorso. Amato e Vitale anche di riciclaggio.

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