La procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla nuova tragedia del mare avvenuta a 42 miglia da Lampedusa con 8 morti accertati, fra cui una donna in avanzato stato di gravidanza, e due dispersi fra cui un neonato di 4 mesi.

Le ipotesi di reato, a carico di ignoti, sono favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. I sopravvissuti (fra cui 10 donne e un minore), originari di Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Camerun, Burkina Faso e Niger, sono sbarcati durante la notte al molo Favarolo. Il primo passaggio investigativo sarà proprio quello di interrogare i superstiti.

L’agghiacciante ricostruzione: il piccolo era vivo

Ha perso i sensi, è stata creduta svenuta ma in realtà era morta, e il neonato, che stringeva forte in braccio, gli è scivolato finendo in mare. A fare chiarezza, ricostruendo cosa sarebbe accaduto sul barchino di 6 metri soccorso nella tarda serata di ieri dalla motovedetta Cp 324 della Guardia costiera, è la Procura di Agrigento. Per tutta la mattinata, i 41 dei 42 superstiti (uno è minorenne) sono stati ascoltati con i mediatori culturali. Le incomprensioni, dovute alla lingua, sono state chiarite: la donna non ha gettato in mare il cadavere del figlio, ma è morta e il neonato che sarebbe stato vivo è finito in acqua annegando.

Proseguono gli sbarchi

Intanto, proseguono gli sbarchi di migranti a Lampedusa, dove sono approdate altre 71 persone a bordo di due imbarcazioni. A soccorrerle un pattugliatore dell’assetto Frontex e dalla Guardia di finanza al largo di Lampedusa. Salgono così a sei gli sbarchi dalla mezzanotte, per un totale di 269 persone provenienti da Camerun, Guinea, Senegal, Mali e Costa d’Avorio. Sul primo mezzo avvistato erano in 35, fra cui 7 donne. Sul secondo, invece, viaggiavano in 36, fra cui 8 donne e 3 minori non accompagnati. Entrambi i gruppi sono partiti da Sfax, in Tunisia e avrebbero pagato, secondo quanto da loro riferito, da 1.500 a 2.000 dinari tunisini ciascuno. vece, viaggiavano in 36, fra cui 8 donne e 3 minori non accompagnati. Entrambi i gruppi sono partiti da Sfax, in Tunisia e avrebbero pagato, secondo quanto da loro riferito, da 1.500 a 2.000 dinari tunisini ciascuno.

Il sindaco Mannino: “Non abbiamo più risorse, il Governo ci aiuti”

“Non abbiamo più risorse, non abbiamo personale, non abbiamo più le forze per far fronte a questa emergenza senza fine. Roma smetta di usare Lampedusa come pomo della discordia e assuma decisioni immediate. Il Comune non può più fronteggiare quest’odissea. Se Roma continuerà soltanto con le promesse, per avere risposte concrete ci rivolgeremo a Bruxelles”. Lo ha detto il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino.

“Ringrazio gli uomini della Capitaneria e della Guardia di finanza, uomini dello Stato che fanno un lavoro incessante e lodevole, salvando vite anche nella zona Sar Maltese dove ci sono altri che ignorano le richieste di soccorso e di aiuto» ha sottolineato il sindaco. “Rivolgo un appello al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il Governo non ci lasci da soli a gestire quest’immane tragedia. Aiutateci, in questo modo non riusciamo più a gestire questa emergenza infinita”, è tornato a ripetere Mannino.

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