• Agrigentino condannato per guida in stato di ebbrezza
  • In primo grado e in secondo viene condannato
  • La Cassazione annulla la sentenza

La suprema corte di Cassazione annulla senza rinvio una condanna per guida in stato di ebbrezza di un giovane agrigentino. Un giovane di 39 anni, P.V., di Agrigento, mentre percorreva le strade di San leone (frazione di Agrigento) in una calda sera d’estate del 2015, in sella al suo motociclo, veniva colpito da un malore perdendo i sensi e rovinava per terra. A causa della caduta finiva in coma.

Rinviato a giudizio

Il 39enne è stato rinviato a giudizio poiché si sarebbe posto alla guida di un motociclo in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico pari ad 1,27 g/1, fatto aggravato per aver cagionato un sinistro stradale e per essere stato commesso alle due del mattino.

La condanna in primo grado e in appello

In primo grado, a fronte della richiesta del Pm di mesi 8 di arresto e 2000 mila di ammenda, l’avvocato Ylenia De Francisci era riuscita sin da subito a far escludere l’aggravante dell’aver cagionato un sinistro stradale, ma il giudice di prime cure, nonostante un compendio probatorio lacunoso e non privo di vizi processuali, pronunciava sentenza di condanna nei confronti del P.V. a 4 mesi di arresto e 2000 di ammenda. In secondo grado, il legale ha lamentato nell’atto di appello, come il P.V. andava assolto per l’inutilizzabilità dell’accertamento del fatto e per la palese violazione del protocollo operativo per gli accertamenti richiesti e successive modificazioni sui conducenti coinvolti in incidenti stradali e sottoposti a cure mediche presso le strutture sanitarie di base ovvero presso quelle accreditate o comunque equiparate. Malgrado ciò, il giudice di seconde cure ha condannato P.V. con una sentenza, ad avviso della difesa, manchevole di motivazione, confermando la sentenza del Tribunale di Agrigento.

La Cassazione annulla la sentenza

Gli Avvocati Girolamo Rubino e Ylenia De Francisci, hanno adito quindi il Supremo collegio, il quale, accogliendo le tesi difensive, ha cassato la sentenza impugnata della Corte d’Appello di Palermo dichiarando il reato estinto. Pertanto, il giovane agrigentino, insegnante al Nord, non resterà con le  “carte macchiate” e non avrà pregiudizi per la sua carriera d’insegnante.

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