È stato convalidato dal gip del tribunale di Agrigento Stefano Zammutoil fermo dei due senegalesi, accusati d’essere gli scafisti del barchino dove dopo 3 giorni di navigazione è divampato l’incendio che ha ucciso, a causa delle ustioni due bambini.

Le piccole vittime si chiamano Alina e Mael

Le vittime – identificate da Squadra Mobile e Procura di Agrigento – sono Alina, nata il 5 dicembre del 2021, e Mael di due anni. Per individuare i due scafisti è stato fondamentale – come ha ricostruito la Procura di Agrigento, guidata dal facente funzioni Salvatore Vella, – l’aiuto di due interpreti messi a disposizione del ministero dell’Interno che hanno permesso di acquisire le dichiarazioni dei migranti, originari di Ghana e Costa d’Avorio, che erano sul barchino. “Durante la navigazione, le pessime condizioni del motore e l’imperizia dei due scafisti – scrive la Procura – hanno portato alla morte di diversi migranti: almeno una donna (che è finita in mare e che è stata considerata dispersa), e dei due piccoli”.

Il fermo dei due africani

Due senegalesi, di 24 e 33 anni, sono stati sottoposti il 2 novembre dalla Squadra Mobile a fermo d’indiziato di delitto, disposto dalla Procura di Agrigento, perché ritenuti responsabili in concorso dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di morte come conseguenza di altro reato. Si tratta dei due presunti scafisti che erano alla guida del barchino sul quale, al largo di Lampedusa, lo scorso 21 ottobre, scoppiò l’incendio che provocò la morte di una bambina di 2 anni e un bimbo di poco meno di un anno. Le fiamme investirono anche altri 5 immigrati che vennero trasferiti, in elisoccorso, al Centro grandi ustioni di Palermo. La dinamica della tragedia  Il fermo dei due senegalesi, accusati d’essere gli scafisti del barchino dove dopo 3 giorni di navigazione è divampato l’incendio che ha ucciso, a causa delle ustioni due bambini, è stato convalidato dal gip del tribunale di Agrigento Stefano Zammuto.

La ricostruzione della procura di Agrigento

La notte del 21 ottobre il motore fuoribordo del barchino – questa la dinamica ricostruita dalla Procura – s’è fermato e uno dei due scafisti nel tentativo di farlo ripartire ha provocato delle scintille che accidentalmente innescavano un incendio a causa della benzina che si trovava a bordo del natante, carburante versato dai serbatoi ausiliari di fortuna alla tanica del motore, che prendeva fuoco causando l’esplosione delle taniche ancora piene e quindi l’incendio. Il fuoco è stato domato – conclude la Procura – con grandi difficoltà dai migranti rimasti a bordo che hanno utilizzato l’acqua del mare.

“Probabile avaria al motore”

Sarebbe stata dunque un’avaria al motore dell’imbarcazione la causa della scintilla che ha fatto infiammare parte del carburante presente sul barchino di 6 metri. Carburante che gli scafisti mettono su ogni natante per evitare che, durante le traversate, le “carrette” rimangano a secco. In seguito alla deflagrazione, due bambini hanno perso la vita e sette adulti sono rimasti ustionati, una donna grave è stata trasportata a Palermo.

Le indagini della Polizia sulla tragedia

A chiarire l’origine dell’incendio che ha ucciso, per ustioni, 2 bambini – un maschietto e una femminuccia – è stata l’attività investigativa della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, incaricata dal procuratore capo, facente funzione, Salvatore Vella di occuparsi sul campo dell’inchiesta sulla nuova tragedia registratasi ieri nelle acque antistanti a Lampedusa. A soccorrere il barchino, con a bordo 38 persone, è stato prima un peschereccio tunisino che ha allertato la Guardia costiera. Oltre ai due piccoli trovati già morti, c’erano 5 feriti – di cui una donna in gravissime condizioni – che sono stati trasferiti, in elisoccorso, al Centro Grandi ustioni di Palermo.