“L’aver appreso dell’arresto del killer dell’imprenditore di Cianciana, Diego Passafiume, ucciso a 41 anni il 23 agosto del 1993 nel giorno del suo anniversario di matrimonio, suscita in me sentimenti contrastanti: se da un lato c’è la soddisfazione per il lavoro svolto dagli inquirenti, che nonostante i 25 anni trascorsi, hanno riaperto e risolto il caso, dall’altro lato c’è il rammarico per le motivazioni che avrebbero indotto Cosa nostra a condannare a morte l’imprenditore ciancianese”.
Così il presidente dell’associazione nazionale Testimoni di Giustizia Ignazio Cutrò commenta l’arresto dell’agrigentino
Filippo Sciara, quest’ultimo affiliato alla famiglia mafiosa di Siculiana.
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo infatti, la condanna a morte di Passafiume sarebbe stata dovuta al fatto che l’imprenditore non aveva voluto piegarsi alle regole imposte dalle cosche mafiose in ordine alla spartizione dei sub appalti nel settore del movimento terra e del trasporto di inerti.
“In questo giorno, nel quale mi sento emotivamente vicino ai familiari dell’ex collega ucciso – dice Cutrò – mi auguro che il suo sacrificio, unitamente agli sforzi di legalità compiuti da tanti imprenditori onesti, non risulti vano e che le Istituzioni sane di questo Paese attivino tutte le forze necessarie affinché il numero delle denunce per estorsioni, cresca sino a diventare la normalità a tutela delle imprese che non solo hanno il diritto di lavorare ma anche – conclude il presidente dell’associazione testimoni di Giustizia – il dovere di offrire sbocchi occupazionali nel proprio territorio”.
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