I giudici della Corte di appello di Palermo hanno assolto Paolo Greco, 24 anni, di Licata dall’accusa di tentativo di omicidio. Il giovane era stato indagato per aver sparato contro alcuni tecnici che stavano installando delle microspie davanti alla sua abitazione, ma non lo ha fatto – secondo i giudici – con l’intenzione di ucciderli.
Gli spari agli agenti
La pena nei suoi confronti, di conseguenza, è stata ridotta da 12 anni a 5 anni e 4 mesi essendo stato riconosciuto colpevole per la sola accusa di porto e detenzione dell’arma. I tre tecnici, in piena notte e scortati dalla squadra mobile, stavano collocando delle microspie davanti all’abitazione del licatese nell’ambito di un’altra indagine, per usura ed estorsione con metodo mafioso per cui è finito pure a processo insieme al padre.
Ha sempre negato
La sparatoria è avvenuta l’8 marzo 2019. Greco, che ha sempre negato di essere lui l’uomo che ha sparato, è stato arrestato nella notte ad alcuni chilometri di distanza. I giudici di appello, accogliendo parte delle tesi sostenute dai difensori, gli avvocati Giovanni Castronovo e Francesco Lumia, sono arrivati alla conclusione che è stato Greco, in effetti, a sparare ma che non aveva l’intenzione di uccidere.
In primo grado era stato condannato
Nel febbraio 2021 giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara avevano inflitto la condanna a 12 anni di reclusione nei confronti di Paolo Greco, 22 anni, di Licata, con l’accusa di tentato omicidio. Il pubblico ministero Sara Varazi, al termine della sua requisitoria aveva chiesto, la condanna a 22 anni. Greco, in ogni caso, ha sempre negato di essere lui l’uomo che ha sparato: “Non c’entro nulla, stavo solo andando a trovare mio padre”.
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