Undici social card di altrettanti agrigentini ritenuti illegittimi percettori del reddito di cittadinanza sono state sequestrate.

A procedere è stata la Guardia di finanza, su delega del procuratore capo Luigi Patronaggio e del sostituto Gloria Andreoli. Gli inquirenti avrebbero accertato che gli indagati, tutti con precedenti per reati legati alla criminalità organizzata di tipo mafioso e colpiti da misure cautelari personali, avevano avanzato ed ottenuto, senza averne titolo, istanza per ottenere il reddito di cittadinanza.

Tutte queste persone sono state, inoltre, segnalate all’Inps, che ha fornito una preziosa collaborazione, per la revoca dell’erogazione del contributo illecitamente riscosso. Secondo una prima stima, il danno già accertato per le casse pubbliche sarebbe di 300.000 euro.

Sono in corso – secondo quanto rende noto Patronaggio – ulteriori indagini per identificare altri illegittimi percettori del reddito di cittadinanza , sia per l’esistenza di condizioni soggettive ostative alla erogazione che per l’esistenza di concomitanti rapporti di lavoro “in nero”. Al momento gli indagati sono 69, ma le ulteriori indagini, se dovessero confermare le ipotesi investigative formulate dalla Procura, porterebbero ad numero ben maggiore di indagati.

Secondo gli ultimi dati noti sono 257 mila le famiglia che percepiscono il reddito di cittadinanza nell’Isola e a dominare la classifica è Palermo tra le province per quanto riguarda le richieste, con 76 mila in tutto. Dall’inizio del 2020, inoltre, in Sicilia c’è stato un netto aumento del 23%. Palermo è la terza provincia d’Italia con più percettori, dopo Napoli e Roma, con 76 mila richieste accolte su 95 mila domande. Sono i dati che ha pubblicato l’Inps, una fotografia dello stato dell’economia delle famiglie italiane post lockdown.

I  dati mostrano come reddito di emergenza, i bonus mensili per i lavoratori autonomi e il bonus colf, esteso ai nonni, siano una misura sempre più richiesta, vista la grave crisi economica.

Attraverso i Caf sono passate il 94,7 per cento delle domande (Dsu) per l’Isee, pari a sette milioni e 578 mila; circa l’85 per cento delle dichiarazioni dei redditi parte annualmente dai centri di assistenza fiscale; circa due terzi delle domande per il reddito di cittadinanza passa per i Caf.