Oggi è il giorno della sentenza sul cosiddetto “Sistema Saguto”. La corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta dal giudice Marco Sabella, si è ritirata in camera di consiglio e la sentenza è attesa per le 13.30. Si tratta del processo che ruota attorno alle presunte irregolarità nella gestione della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo che era presieduta da Silvana Saguto, imputata principale. La magistrata, nel frattempo radiata dal Csm, in primo grado è stata condannata a 8 anni e mezzo per corruzione e abuso d’ufficio.

Gli imputati al processo

Nel processo sono imputati a vario titolo anche personaggi ritenuti appartenenti al cosiddetto cerchio magico dell’ex presidente che, secondo l’accusa, avrebbe dispensato incarichi ad amministratori giudiziari compiacenti in cambio di favori e regali. Tra loro l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, considerato il “re” degli amministratori giudiziari, condannato in primo grado a 7 anni e 6 mesi. Condannato anche il marito dell’ex giudice, a 6 anni 2 mesi e 10 giorni: l’ingegnere Lorenzo Caramma. Quest’ultimo, secondo l’accusa, ricevette incarichi da parte di Cappellano Seminara.

Le altre persone coinvolte nel procedimento

Condannato a 6 mesi anche il figlio di Silvana Saguto, Emanuele Caramma, che sarebbe stato aiutato a scrivere la tesi di laurea dal professore della Kore Carmelo Provenzano, a sua volta condannato in primo grado a 6 anni e 10 mesi e ritenuto tra gli amministratori giudiziari favoriti dalla Saguto. Tre anni per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo. Condannato a un anno e 10 mesi Walter Virga, figlio del giudice Tommaso Virga (assolto con il rito abbreviato), messo alla guida, questa la tesi dei pm, dell’impero sequestrato agli imprenditori Rappa, senza avere alcuna esperienza. In cambio il padre, ex componente del Csm, avrebbe sostenuto la giudice in Consiglio aprendo un procedimento a sua tutela dopo le polemiche scoppiate sulla gestione dei beni confiscati. Condannati pure l’amministratore giudiziario Roberto Santangelo (6 anni, 2 mesi e 10 giorni); il tenente colonnello della Guardia di finanza Rosolino Nasca, che era in servizio alla Dia di Palermo (4 anni); il preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna Roberto Di Maria (2 anni, 8 mesi e 20 giorni); Maria Ingrao, la moglie di Provenzano (4 anni e 2 mesi); Calogera Manta, la cognata (4 anni e 2 mesi). Assolti invece il padre della giudice, Vittorio, l’amministratore giudiziario Aulo Gigante e uno dei giudici a latere della Saguto, Lorenzo Chiaramonte, che era accusato di aver dato un incarico a un amico.

Le tesi dell’accusa

L’accusa si è soffermata sul presunto rapporto corruttivo tra l’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, il marito Lorenzo Caramma e l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, la pm Claudia Pasciuti nel corso della sua requisitoria nel processo che si celebra in Appello, a Caltanissetta. Per l’accusa Silvana Saguto, l’ex giudice radiata dalla magistratura e condannata in primo grado a 8 anni e mezzo con l’accusa di corruzione e abuso d’ufficio, non recedette “nemmeno a fronte del fatto che la stampa la tampinava, e che i vertici dell’ufficio le chiedessero chiarimenti, sul tentativo di strumentalizzare la sua funzione per ottenere un vantaggio patrimoniale per il suo nucleo familiare”.

Nomine contrarie ai doveri d’ufficio

“Le nomine effettuate da Cappellano Seminara in favore dell’ingegnere Lorenzo Caramma – ha continuato la pm applicata al processo – sono da considerare contrarie ai doveri di ufficio, non perche’ Caramma è il marito di un magistrato ma perché Silvana Saguto era il magistrato della sezione Misure di Prevenzione. E la maggior parte delle nomine riguardavano proprio Lorenzo Caramma. Le procedure erano sicuramente
complesse, ma anche le piu’ remunerative e poi le sue parcelle venivano commisurate alle complessità dei patrimoni amministrati”.

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