Dichiarazioni clamorose quelle venute fuori dalla puntata di Report, trasmissione d’inchiesta di Rai Tre condotta da Sigfrido Ranucci. A trent’anni di distanza dalla strage di Capaci, la pista mafiosa e quella nera si potrebbero sovrapporre. Così proprio nel giorno in cui si commemorava a Palermo il trentennale delle stragi del 1992, su Rai tre venivano svelati alcuni retroscena inquietanti su cui adesso indaga anche l’antimafia, disponendo la perquisizione nella casa di Paolo Mondani, il giornalista che ha realizzato l’inchiesta e nella redazione di Report.

Mafia e destra nera

La pista mafiosa che si intreccia con quella della destra nera. E’ quello che emerge nell’inchiesta di Report sulla strage di Capaci tramite i contenuti d’informative di polizia, dichiarazioni di pentiti ascoltate in altri processi e parole inedite di testimoni. Una inchiesta che ruota attorno alla figura di Mariano Tullio Troia, soprannominato U’Mussolini per le sue simpatie politiche, uno dei boss mafiosi di Palermo. Il suo autista e guardaspalle era Alberto lo Cicero, divenuto poi informatore della polizia e in seguito collaboratore di giustizia. Secondo quanto racconta a Report l’ex brigadiere Walter Giustini, che di Lo Cicero era il contatto, l’informatore mette le forze dell’ordine sulla strada giusta per catturare Totò Riina già nel 1991, pochi mesi prima della strage di Capaci e due anni prima del suo arresto.

Il silenzio dopo le presunte informative

Giustini racconta che Lo Cicero lo avvisò di aver notato, durante le riunioni dei vertici di Cosa Nostra nella proprietà di Troia, “Totò Riina veniva accompagnato da Biondino Salvatore”. Biondino, di cui i carabinieri avevano tutti gli indirizzi e avrebbero potuto pedinare. Ma nulla sarebbe accaduto dopo questa informativa. Inoltre Lo Cicero abita a Capaci e avverte anche di aver notato “la presenza di personaggi di spicco di Cosa Nostra che secondo lui non avrebbero avuto motivo di essere lì se non perché doveva succedere un qualcosa di eclatante”, riferisce il brigadiere Giustini. Anche questo, però, secondo Report sarebbe caduto nel nulla.

Il ruolo di Stefano Delle Chiaie

Dalle parole di Lo Cicero emerge anche altro. Nel servizio di Report lo racconta Maria Romeo, compagna di Lo Cicero, che parla della presenza a Capaci di Stefano Delle Chiaie. Il capo di Avanguardia Nazionale, coinvolto nel tentato golpe Borghese, nei processi per le stragi di Piazza Fontana e della stazione di Bologna, è stato collocato dal pentito sul luogo della strage che uccide il giudice Falcone.  Delle Chiaie, infatti, incontra il boss Troia e, secondo quanto Lo Cicero dice alla compagna, sarebbe stato “l’aggancio fra mafia e lo Stato”, spedito in Sicilia “con il mandato di “quelli di Roma””. Maria Romeo dice che Lo Cicero ha fatto un sopralluogo con Delle Chiaie “dove c’era un tunnel a Capaci”, ovvero dove poi sarebbe stato messo il tritolo per colpire la macchina di Falcone.