- Maxi operazione antimafia nel Nisseno
- Sgominato il clan di Mazzarino
- Quattro anni di indagini anche sulle relazioni con la Stidda gelese
- Rapporti criminali e ramificazioni nel Milanese
- Oltre cinquanta destinatari di misure cautelari
Maxi operazione antimafia nel nisseno. Dall’alba è scattata l’operazione ‘Chimera’ contro il clan mafioso di Mazzarino. Si tratta dell’applicazione di ben 50 misure derivanti da diversi filoni di inchiesta sviluppati nell’arco di quattro anni fra il clan sotto esame, le relazioni con la Stidda gelese e con la ‘Ndrangheta Calabrese e le ramificazioni in Lombardia
Oltre 50 ordini di custodia cautelare
I carabinieri di Caltanissetta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di oltre 50 presunti affiliati al clan Sanfilippo di Mazzarino riconducibile proprio alla stidda gelese. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Caltanissetta, su richiesta della Dda. Vengono eseguiti non solo nel territorio di Mazzarino ma in tutta la Sicilia e in parte d’Italia.
Tutti i nomi dei 55 coinvolti
Per 37 di loro è stata disposto la detenzione in carcere; otto sono già detenuti per altri motivi. Sono: Girolamo Bonanno, 44 anni, Emanuele Brancato, 38, Silvia Catania, 30, Massimiliano Cammarata, 44, Rocco Di Dio, 28, Paolo Di Mattia, 28, Salvatore Di Mattia, 25, Rosangela Farchica, 52, Gianfilippo Fontana, 50, Samuel Fontana, 24, Marco Gesualdo, 31, Luca Guerra, 30, Vincenzo Ianni’, 47, Bartolomeo La Placa, 36, Ilenia La Placa, 39, Silvano Michele Mazzeo, 50, Beatrice Medicea, 55, Enza Medicea, 53, Giuseppe Morgana, 24, Melina Paterno’, 46, Gianpaolo Ragusa, 51, Andrea Sanfilippo, 52, Calogero Sanfilippo, 38, Calogero Sanfilippo, 30, Calogero Sanfilippo, 45, Giuseppe Sanfilippo, 37, Liborio Sanfilippo, 64, Marcello Sanfilippo, 52, Maria Sanfilippo, 35, Marianna Sanfilippo, 64, Marianna Sanfilippo, 36, Maurizio Sanfilippo, 56, Paolo Sanfilippo, 30, Salvatore Sanfilippo, 58, Salvatore Strazzanti, 44, Girolamo Zappalà, 61, Ignazio Zuccalà, 36.
Sono 13 le persone poste ai domiciliari: Santa Sandra Alleruzzo, 34 anni, Ludovico Bonifacio, 44, Vincenza Rosalba Galati, 47, Salvatore Giarratana, 35, Valentina Guerra, 29, Antonino Iannì, 43, Ivan Dario Ianni’, 31, Francesco Lo Cicero, 67, Valentina Maniscalco, 34, Grazia Minischetti, 49, Rosario Ridolfo Nicastro, 51, Salvatore Adamo Sanfilippo, 47, Filippo Verga, 31.
Misure interdittive per: il medico Giuseppe Fanzone, 60 anni, (sospensione esercizio della professione per sei mesi), per l’avvocato Salvatore Ridolfo Nicastro, 66 anni, (un anno) e per un altro medico, Salvatore Sanfilippo, 70 anni, (nove mesi). Disposti anche due obblighi di presentazione nella stazione dei carabinieri.
Il clan legato alla stidda gelese e le accuse
Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, traffico di stupefacenti e detenzione di armi, reati aggravati dal metodo mafioso.
Ben quattro anni di indagini
Nel corso di quattro anni d’indagine, a carico dell’articolazione mafiosa denominata “famiglia Sanfilippo” riconducibile alla “Stidda”, sarebbero stati raccolti numerosi elementi circa i reati contestati e in particolare proprio l’associazione di tipo mafioso.
Relazioni con la ‘Ndrangheta e ramificazioni nel milanese
Il clan è noto, fra l’altro, per le sue ramificazioni. Durante l’indagine i carabinieri si sono imbattuti in rapporti con la ‘Ndrangheta calabrese e attraverso questa in ramificazioni dei clan nel Milanese dove sarebbero stati compiuti alcuni dei reati contestati nel tempo agli appartenenti all’associazione
Ricostruiti due omicidi con lupara bianca degli anni ’80
“Nel corso delle indagini, che si sono svolte anche attraverso intercettazioni ambientali, sono emersi nuovi elementi su due omicidi di mafia con il metodo della “lupara bianca”, quelli di Benedetto Bonaffini e di Luigi La Bella. Abbiamo ricostruito sia il movente che i dettagli dei delitti, maturati nel contesto della guerra di mafia tra Cosa Nostra e Stiddra”. Lo ha detto il pm Davide Spina nel corso della conferenza stampa sull’operazione Chimera, condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Caltanissetta, che ha portato all’esecuzione di 55 misure cautelari in Italia e all’estero. Nel 1984 un operaio edile di 22 anni di Mazzarino, Benedetto Bonaffini, sospettato di appartenere ad uno dei gruppi criminali, sarebbe stato attirato con l’inganno in un luogo isolato e strangolato dopo essere stato picchiato a sangue. Il corpo non venne mai stato ritrovato. Sette anni dopo, nel 1991, Luigi La Bella, 28 anni, anche lui di Mazzarino, sospettato di essere il custode delle armi per conto di uno dei clan rivali, prima di essere strangolato, sarebbe stato interrogato, torturato e, addirittura, mutilato mediante il taglio delle orecchie, del naso e delle dita. Anche in questo caso il corpo, gettato all’interno di un pozzo di campagna, non è stato mai ritrovato.
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