“Chiediamo anche l’esame dell’imputato… si tratta di un auspicio”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci mentre chiedeva l’ammissione dei mezzi di prova nella prima udienza del processo al boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro, imputato davanti alla Corte d’assise di Caltanissetta con l’accusa di essere tra i mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio, in cui morirono i magistrati Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e Paolo Borsellino. L’accusa ha chiesto anche di ascoltare alcuni componenti delle forze dell’ordine che si occuparono delle indagini e diversi collaboratori di giustizia, tra i quali Gaspare Spatuzza, Antonino Giuffrè, Giovanni Brusca, Vincenzo Sinacori, e l’acquisizione dei verbali di interrogatorio dei pentiti ascoltati nei processi in cui il boss Messina Denaro è stato imputato a Palermo e Trapani. I legali di Messina Denaro, gli avvocati Giovanni Pace e Salvatore Baglio, hanno chiesto alla Corte di non effettuare trasferte – quando dovranno essere ascoltati i pentiti – in luoghi troppo distanti, in particolare Milano o Firenze, per evitare spese eccessive in quanto sono entrambi difensori d’ufficio. La Corte ha ammesso le liste dei testimoni e ha rinviato il processo al 21 aprile per ascoltare il poliziotto Rino Germanà, che aveva indagato sulla mafia nel trapanese e sull’omicidio del giornalista Mauro Rostagno.
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