Era un Catanese il fornitore dell’enorme quantità di cocaina che veniva poi spacciata nelle piazze del Nisseno. Per lui c’erano solo grandi elogi da parte dei “basisti” della provincia di Caltanissetta che poi vendevano al dettaglio. Erano convinti che con quel volume d’affari che si ingigantiva sempre di più  sarebbe diventati ricchi. E’ uno dei passaggi che emerge dall’indagine che ha portato all’operazione antidroga scattata all’alba tra le province di Caltanissetta, Agrigento e Catania. L’epicentro era la provincia di Caltanissetta, dove per l’appunto si spacciava lo stupefacente.

Il salto di qualità

Tra i 15 arrestati di questa mattina figura proprio questo fornitore soprattutto di cocaina del Catanese. L’attività illecita sarebbe iniziata cinque anni prima delle indagini. Lo avrebbe ammesso uno degli indagati agli inquirenti. “L’organizzazione – sostengono i carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta – aveva una proiezione futura a tempo indeterminato. Era tutto desumibile dalle aspettative dei soggetti coinvolti di poter fare, nell’ambito della propria attività illecita, il salto di qualità. In termini di volume d’affari, grazie alla collaborazione con un fornitore catanese”.

La struttura gerarchica

L’organizzazione veniva portata avanti secondo una ben precisa “struttura gerarchica”. Al vertice un soggetto di Mussomeli, il capo che avrebbe finanziato gli approvvigionamenti di sostanza stupefacente. Ma anche gestito in prime persona l’attività illecita e organizzato il lavoro dei complici. Per sfuggire ad eventuali intercettazioni i componenti del clan avrebbero adottato un escamotage linguistico. In questo modo, con parole in codice, si concordava la quantità di droga oggetto della transazione. Con frasi ben criptate si indicavano acquirenti, numero delle dosi e persone con cui il cliente si sarebbe accompagnato. Nel corso delle indagini, quale attività di riscontro, arrestata in flagranza di reato una persona e sequestrati 130 grammi di cocaina e quasi 2 chili di marijuana.

Non li hanno fermati neanche le restrizioni covid

Sulla base della ricostruzione delle complesse indagini è emerso che lo spaccio sarebbe andato avanti per ben 5 anni. In particolare i territori interessati sarebbero stati oltre a Mussomeli anche Sutera, Campofranco, Acquaviva Platani, Villalba e altri comuni dell’hinterland. L’indagine, svolta tra ottobre 2019 e giugno 2020, ha evidenziato che l’attività dell’associazione si svolgeva anche durante il Covid. In pratica l’organizzazione riusciva a muoversi nonostante le limitazioni alla libertà di movimento dovute all’emergenza sanitaria.

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