Lo sviluppo dei campi a gas di Argo e Cassiopea, uno dei progetti principali del Protocollo di intesa per l’area di Gela siglato il 6 novembre 2014, è stato al centro dell’incontro presso la sede della società EniMed di Gela, tra rappresentanti Eni e gli appaltatori locali appartenenti a Confindustria e a LegaCoop.
Un confronto che ha permesso ad Eni di illustrare lo schema “Argo Cluster”, in base al quale gli impianti di trattamento saranno spostati da mare a terra e non cancellati rispetto a quanto previsto in precedenza.
“Stiamo continuando a lavorare in modo serrato – dice Rosario Amarù, presidente di Confindustria Centro Sicilia – per sostenere le imprese del territorio in un clima di grande serenità e di grande collaborazione con Eni e con i sindacati. Il progetto Argo Cluster che Eni sta sviluppando rappresenta una grande opportunità per le imprese locali perché permette di utilizzare le nostre professionalità e il nostro know how in maniera molto più intensa rispetto a quanto era previsto con il precedente schema. L’incontro di oggi è servito a fornire alcuni elementi e informazioni che consentiranno agli appaltatori di organizzarsi e cogliere le opportunità derivanti principalmente, ma non soltanto, dalla costruzione dell’impianto a terra”.
Lo scorso 19 settembre, in occasione del quarto tavolo di Coordinamento del Protocollo per l’area di Gela presso il Mise, Eni ha illustrato lo schema ottimizzato per lo sviluppo dei giacimenti a gas di Argo e Cassiopea (progetto Argo Cluster) da realizzare nel canale di Sicilia.
Gli impianti di trattamento che, nell’ipotesi iniziale, erano installati sulla nuova piattaforma Prezioso K, nel progetto ottimizzato saranno costruiti a terra recuperando alcune aree della raffineria non più utilizzate in seguito alla riconversione in Green Refinery e su cui sono stati già avviati i cantieri per il risanamento ambientale.
Nella configurazione ottimizzata, quindi, gli impianti di trattamento saranno spostati da mare a terra e non cancellati. L’unica struttura non più funzionale al progetto è costituita dal “supporto metallico (traliccio)” che, nel caso base, sosteneva gli impianti in mare. Il resto del progetto, e quindi l’investimento complessivo, rimarrà pressoché invariato.
Il “traliccio” e gli impianti di trattamento, inoltre, nell’ipotesi iniziale non sarebbero stati costruiti sul territorio, mentre nel caso ottimizzato è prevedibile un potenziale maggiore coinvolgimento a livello di contenuto locale, soprattutto nella fase di costruzione degli impianti a terra.
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