La mafia controllava gli appalti nel Catanese, al punto che il boss riusciva a controllare monopolisticamente le varie gare pubbliche. Ed in questo modo si dava linfa vitale a Cosa nostra. Sulla base di queste indagini sequestrati beni per svariati 10 milioni di euro. Nel mirino anche delle imprese che avrebbero agevolato la mafia.

Il principale indagato

Beni per 10 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Ros di Catania a Gioacchino Francesco La Rocca, detto “Gianfranco”. E’ figlio dello storico capomafia Francesco, detto “Ciccio”, morto nel dicembre del 2020. Sigilli anche ai beni degli imprenditori Giuseppe Ciriacono e a Giuseppe Spitale. Il provvedimento emesso dal tribunale di Catania su richiesta della Dda etnea nell’ambito dell’inchiesta “Agorà” dove erano emersi, tra l’altro, imprese e imprenditori ritenuti contigui alla famiglia mafiosa di Caltagirone.

Controllo degli appalti

Secondo l’accusa, Gianfranco La Rocca era indicato a capo di questo gruppo, grazie anche ai contatti nel Comune di Caltagirone. “Esercitava un’attività pressoché monopolistica nel settore degli appalti – secondo l’accusa – riuscendo a modellare i bandi così da favorire le aziende contigue alla mafia Calatina. Ovvero a imporre attraverso condotte minatorie le forniture di calcestruzzo”. “Ciò – contesta la Procura distrettuale di Catania – determinava per gli imprenditori l’assunzione di posizione pressoché dominante nel mercato Calatino e per l’organizzazione l’ottenimento di consistenti risorse economiche frutto del controllo di settori economici”.

I beni sequestrati

Questi i beni sequestrati dai carabinieri del Ros di Catania: le aziende Ital costruzioni srl e Ital costruzioni group srl, il cui titolare è Ciriacono. E l’impresa edile Eredi Spitale Gaetano di Giuseppe Spitale. Per la Dda sarebbero le “società che hanno tratto indubbio vantaggio dalla loro vicinanza alla famiglia mafiosa così da piegare le dinamiche di libero mercato agli obiettivi dell’organizzazione”. Disposta anche l’amministrazione giudiziaria delle aziende Ital servizi srl e Ecosud, entrambe riconducibili a Ciriacono e dell’Immobiliare San Cono costruzioni srl di Spitale. Nei confronti di queste ultime aziende, il tribunale ha evidenziato che “pur non avendo una matrice mafiosa la disponibilità in capo ai loro titolari potrebbe comunque agevolare l’organizzazione”.