Arrivano le prime reazioni a caldo in seguito all’arresto della candidata di Fratelli d’Italia alle regionali Barbara Mirabella, tra cui quelle del Partito democratico. Intanto arriva anche la replica del legale della candidata alle regionali. “misura cautelare eccessiva”, dice.
Barbagallo: “Solito metodo di selezione dei candidati da parte Centrodestra”
“Come avvenuto già alle scorse amministrative di Palermo dove esponenti del centrodestra sono stati arrestati a pochi giorni dal voto, oggi una misura cautelare è stata spiccata a Catania a carico di una candidata alle regionali del centrodestra”. Lo dice il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo a proposito del provvedimento emesso dal gip di Catania nei confronti di una ex assessora della giunta comunale guidata da Salvo Pogliese.
“Plauso ai magistrati”
“Il metodo di costruzione delle liste e di gestione del consenso da parte del Centrodestra è purtroppo sempre lo stesso, lo abbiamo contestato più volte e i fatti stanno lì a dimostrarlo. Per questo rivolgo ancora una volta un plauso ai magistrati e alle forze dell’ordine”.
Di Paola, “Già in corsa un candidato alla presidenza sotto processo”
“Premetto, tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, ma è certo che l’arresto della candidata all’Ars del partito di Giorgia Meloni, Barbara Mirabella, ex assessora al Comune di Catania, non rappresenta certo il miglior viatico per le prossime elezioni regionali che già vedono in corsa per la presidenza un candidato sotto processo nell’ambito del processo Montante”. Lo dice Nuccio Di Paola, candidato M5S alla presidenza della Regione,. “’Se le accuse alla candidata di Fratelli d’Italia – continua Di Paola – dovessero essere confermate – ci troveremmo di fronte ad un odioso reato, quello della corruzione, contro il quale il Movimento 5 stelle si è concretamente e reiteratamente battuto fino ad arrivare all’approvazione della cosiddetta Spazzacorroti, che dal gennaio 2019 è legge dello Stato”. “L’arresto della candidata di FdI all’Ars – conclude Di Paola – non è certo uno spot per convincere gli indecisi a correre alle urne, tutt’altro. E questo, in un periodo in cui l’astensionismo è da tempo il partito di maggioranza assoluta, non è ceto un bene per la democrazia”.
Il legale replica, misura cautelare eccessiva
Intanto, a seguito della notizia, è arrivata anche la dichiarazione del legale che difende la candidata di Fratelli d’Italia. “Constato che il provvedimento è stato emesso ed eseguito a pochi giorni dal voto e, fermo restando le valutazioni giuridiche sul reato che faremo nelle sedi opportune, che la misura cautelare per l’episodio contestato mi sembra eccessiva”. Questa la replica dell’avvocato Enrico Trantino sugli arresti domiciliari per corruzione eseguiti dalla squadra mobile di Catania per la sua assistita, la candidata di FdI alle Regionali in Sicilia ed ex assessore ai Grandi eventi del Comune, Barbara Mirabella.
L’inchiesta che coinvolge anche l’ex rettore etneo
Questa mattina sono scattati i domiciliari per Barbara Mirabella che è stata anche assessore comunale alla Cultura e Pubblica Istruzione nella giunta presieduta da Salvo Pogliese. Nell’inchiesta condotta dalla squadra mobile, sotto il coordinamento della procura diretta da Carmelo Zuccaro sono coinvolti anche il professore Francesco Basile, direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia toracica del Policlinico Rodolico-San Marco di Catania e l’imprenditore Giovanni Trovato, amministratore delegato di un’azienda farmaceutica catanese. Per entrambi, il gip ha deciso una misura interdittiva, non potranno esercitare le loro funzioni per dodici mesi.
Le accuse al professore universitario
Basile è accusato di falso, corruzione e concussione. Trovato deve difendersi dall’accusa di corruzione. L’inchiesta della squadra mobile si è sviluppata su due filoni. Secondo l’accusa, “Basile avrebbe permesso a due medici in pensione di continuare a utilizzare indebitamente e reiteratamente per i propri pazienti privati gli ambulatori di cui avevano avuto la disponibilità allorché in servizio – spiega un comunicato diffuso dalla procura – ma anche le sale operatorie del Policlinico di Catania, il materiale di consumo e gli strumenti appartenenti al nosocomio ed, inoltre, di continuare ad avvalersi dell’aiuto della equipe dell’ospedale”.
Gli interventi chirurgici
“Gli interventi chirurgici in questione, quindi – prosegue la procura – sarebbero stati inseriti nel programma operatorio ufficiale con il beneplacito del Basile ed eseguiti materialmente dai medici in pensione che però non comparivano, ovviamente, nelle cartelle cliniche, laddove, invece, la firma del medico chirurgo risultava essere apposta da un collega compiacente, regolarmente in servizio”. Sono stati scoperti 14 interventi chirurgici fatti da medici in pensione. Altre accuse riguardano l’organizzazione del 123esimo congresso nazionale della Società Italiana di Chirurgia, della quale Basile è presidente.
L’atto di accusa della procura
Ecco l’accusa della procura: “Sono stati acquisiti elementi in ordine agli stretti rapporti instaurati tra Basile, gli amministratori della società New congress, che ha organizzato l’evento, e l’allora assessore del comune di Catania con delega, tra l’altro, per i grandi eventi, Barbara Agnese Mirabella, che sarebbero andati oltre la fisiologia allorché, al fine di ottenere l’incondizionato ausilio dell’assessore e, dunque, dell’amministrazione comunale per tutte le necessità della organizzazione del prestigioso congresso, gli amministratori della New Congress, a ciò indotti anche dal Basile, avrebbero accettato di pagare 10.000 euro alla società Expo srl, della quale era socia l’assessore Mirabella, per la prestazione di servizi non necessari alla organizzazione dell’evento”.
Commenta con Facebook