Saranno dedicate alla pasta fresca all’uovo e ai primi piatti espressi le prossime lezioni dello chef Pietro D’Agostino, rivolte agli allievi dell’istituto alberghiero Karol Wojtyla di Catania, detenuti nel carcere di massima sicurezza Bicocca.
Il ‘prof’ D’Agostino ha rinnovato, infatti, la sua disponibilità per un nuovo ciclo di lezioni in programma i prossimi 14 marzo, 4 aprile, 20 aprile e 9 maggio.
Un’iniziativa voluta dalla dirigente scolastica dell’Istituto alberghiero Daniela Di Piazza, resa possibile grazie alla disponibilità del direttore del penitenziario Giovanni Rizza e del team dell’area didattica, coordinato da Maurizio Battaglia. Del corpo docenti in servizio a Bicocca fanno parte anche Giuseppe Valore, che ne è il coordinatore, Rosario Torrisi, Giuseppe Rapisarda, Giovanni Bruno ed Enzo Scibilia.
Un invito che lo chef D’Agostino, ambasciatore della cucina siciliana nel mondo, ha raccolto con grande entusiasmo, da sempre attento a utilizzare il linguaggio del cibo per parlare anche di solidarietà e impegno sociale. “Sono momenti di confronto fondamentali – commenta – per chi si trova ristretto in una cella per scontare lunghe pene detentive”.
Al di là della tavola imbandita con prelibatezze ‘d’autore’, l’iniziativa ha un enorme valore simbolico.
“Con i ragazzi abbiamo già avuto una prima splendida esperienza lo scorso dicembre quando abbiamo organizzato un pranzo di Natale, si è fatto un bellissimo lavoro di squadra – ricorda Pietro D’Agostino – ognuno si è impegnato per ottenere il risultato che c’eravamo prefissi. È senz’altro un momento di crescita, di formazione professionale a tutti gli effetti per mostrare loro come funziona il mondo dell’alta ristorazione”.
Al Carcere di Bicocca circa 75 studenti, con una media di 30 anni, frequentano le lezioni dell’istituto alberghiero Karol Wojtyla. Rappresentano un terzo del numero complessivo dei detenuti che hanno deciso di acquisire un titolo di studio superiore.
“Dopo undici anni di continuità possiamo dire che i risultati ci sono stati e non è stato facile – commenta il responsabile dell’area educativa di Bicocca, Maurizio Battaglia – soprattutto perché all’interno di un carcere dobbiamo fare i conti con una percentuale molto elevata di dispersione scolastica, ma con l’alberghiero ci attestiamo su una trentina di alunni per la prima e seconda classe e una decina alla terza”.
“Degli studenti che sono passati in questi anni dall’istituto penitenziario –aggiunge ancora Battaglia – c’è chi magari il ristoratore lo faceva già ma senza qualifica e in carcere ha avuto modo di acquisire un titolo di studio e chi, invece, partendo, proprio da un percorso didattico è riuscito poi a ricominciare a vivere, fuori dal carcere, aprendo un proprio ristorante, facendo lo chef o lavorando in sala”.
(a cura di Sabrina Francalanza)
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