E’ un fiume in piena Enzo Bianco dopo la condanna della sezione giurisdizionale d’Appello della Corte dei Conti della Sicilia. E’ stata sancita la sua incandidabilità per i prossimi 10 anni e per questo il già sindaco di Catania non potrà ricandidarsi alle amministrative del maggio prossimo. Bianco non nasconde la sua amarezza e con orgoglio sostiene che ciò che ha fatto lo rifarebbe “altre mille volte”. la corte dei conti, accogliendo parzialmente il ricorso della Procura generale, ha dichiarato Bianco incandidabile. Ha anche imposto il divieto a ricoprire cariche in enti vigilati o partecipati di enti pubblici. La sentenza riguarda illeciti erariali contestati dalla Procura di Catania, su indagini della guardia di finanza. Si riferiscono al dissesto finanziario del Comune di Catania.

“Rabbia e orgoglio”

“Un misto di rabbia, di dolore e di orgoglio – sono le parole a caldo di Bianco -. Ecco cosa provo dopo la sorprendente sentenza della Corte dei Conti. Fatico a trovare il modo di commentare quello che si è compiuto ieri a Palermo. Chi ha causato realmente il dissesto, certificato già nel 2012 dal predissesto, l’ha fatta franca. Chi invece ha lavorato per evitarlo, come ho fatto io e la mia giunta, viene invece punito. Insomma, è un incentivo serio per tutti gli amministratori locali a dichiarare il dissesto del proprio Comune appena si trovano davanti il primo problema finanziario. Le accuse a me addebitate riguardano solo 3 voci sulle 800, tra entrate e uscite, che compongono il bilancio del Comune. E tutte insieme rappresentano appena l’1,2% dell’ammontare complessivo. Ecco di cosa parliamo, è bene che si sappia”.

“Altri sono stati la causa”

Secondo la tesi di Bianco nessuno, neanche la Corte dei Conti, ha mai affermato che il dissesto è stato causato dall’azione della sua giunta. “La sentenza riguarda il contrario – continua l’ex sindaco -. Aver tentato di evitarlo. Ebbene, lo rifarei mille volte. Non dichiarerei il dissesto appena insediato, come avrei potuto realmente fare lavandomene le mani. Mille volte tenterei di evitare il fallimento finanziario della città. Mille volte rifarei gli atti e le azioni svolte per salvare Catania, la mia Catania, dal default. Altri, magari chi adesso si permette pure di gongolare, sono stati la causa con un’infinità di omissioni, debiti fuori bilancio, clientele e sprechi. Tutti sprechi certificati ampiamente dai tribunali”.

Nel 2013 già in predissesto

Quando Bianco si insediò appena eletto sindaco nel 2013 c’era già la dichiarazione di pre-dissesto. Ad avanzare quella ipotesi la precedente giunta guidata dal sindaco Raffaele Stancanelli. Ma a detta di Bianco il crack sarebbe stato originato dalle giunte dell’ex sindaco Umberto Scapagnini. “Sono un uomo delle istituzioni – aggiunge Bianco – e rispetterò sempre la magistratura. Anche quando una piccolissima parte di essa compie una scelta  clamorosamente sbagliata. Tutti i vari pronunciamenti di questi anni hanno ridotto la pena e cancellato l’interdizione. Sorprende invece che, a due mesi dal voto amministrativo, quest’ultima sentenza si pone in evidente controtendenza. E priverà i catanesi di potersi esprimere sulla mia persona”.

“Non mi arrendo”

“È chiaro – rilancia con forza – che io non mi arrenderò mai. A prescindere da quanto tempo ci vorrà, lavorerò con tutte le forze e in ogni grado di giudizio, per cancellare questo obbrobrio giuridico. La mia missione, da quando ho iniziato ad occuparmi di Catania diventando il più giovane sindaco della sua storia, è stata di lavorare per lo sviluppo e il benessere di questa straordinaria città. E continuerò a farlo nel rispetto delle leggi e in ogni modo. Lo assicuro ai tantissimi che da ieri mi manifestano, in modo commovente, affetto e stima. E lo assicuro anche a chi mi stima meno. Non ci sarà nessun atto che potrà scalfire, non solo la mia correttezza morale, ma anche un’entusiasmante stagione amministrativa. Nessun pronunciamento potrà cancellare l’Etna Valley, la metropolitana, i parchi, i caffè concerto, la Primavera di Catania e mille altre iniziative che hanno trasformato Catania. Oggi più che mai ne vado fiero e ne parlo a testa alta!”.

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