• Etna: magna ‘primitivo’, arriva dal profondo del vulcano
  • Ingv-Oe, ha più gas originali, capace di sostenere fontane lava
  • Oltre 10 chilometri la colonna sopra la cima dell’Etna

Il magna coinvolto negli ultimi eventi parossistici dell’Etna proviene dai suoi condotti interni, è tutto dello stesso tipo ed è uno dei più “primitivi” fra quelli emessi nel corso delle eruzioni del cratere di Sud-Est negli ultimi 20 anni.

I dati dell’ingv

E’ quanto emerge dai primi esami eseguiti dall’Istituto internazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio etneo (Ingv-Oe) di Catania sui vetri della colata lavica. ‘Primitivo’ è un termine usato dai vulcanologi per riferirsi a quei magmi la cui composizione è poco cambiata rispetto a quella del mantello terrestre dove si sono formati. Non è raro, ma non è usuale la sua presenza nelle eruzioni del vulcano attivo più alto d’Europa: i magmi rilevati sull’Etna negli ultimi decenni sono stabilmente di tipo basaltico.

Magma arriva dalla profondità

Questo, spiegano i ricercatori dell’Ingv-Oe di Catania, significa che il sistema di alimentazione più superficiale del vulcano è attualmente permeato e raggiunto da magmi provenienti da maggiori profondità ancora ben ricchi dei gas originari e dunque maggiormente capaci di originare e sostenere le fontane di lava. L’Inv-Oe sta conducendo ulteriori rilievi di terreno per identificare e campionare il materiale eruttato durante la fontana della notte tra sabato e domenica scorsi, ma è probabile che la composizione del magma sia ancora quella registrata nei giorni precedenti, lasciandoci quindi pensare che “la muntagna” (‘la montagna’, come l’Etna è chiamata dai catanesi) continui a essere ben alimentata da serbatoi più profondi.

Quarto evento parossistico

Nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 2021 è avvenuto il quarto episodio eruttivo parossistico al Cratere di Sud-Est dell’Etna. Già poco prima delle 18.30 del 20 febbraio, l’INGV ha comunicato l’inizio di una debole attività al Cratere di Sud-Est, accompagnata dall’incremento del tremore vulcanico. Poche ore dopo, intorno alle 21.30, l’attività stromboliana si è progressivamente intensificata, contestualmente a un repentino incremento del tremore, e si sono osservati anche bagliori fluttuanti dalla ‘bocca della sella’. Un’ora dopo, un trabocco lavico ha iniziato a propagarsi dalla bocca orientale del Cratere di Sud-Est verso la Valle del Bove. Verso le 23.00 l’attività esplosiva evolveva in una fontana di lava ma, diversamente dagli ultimi tre episodi, il fenomeno è durato per circa un’ora e mezza, illuminando di rosso il cielo dell’Etna.

Una colonna eruttiva

La colonna eruttiva si è alzata per almeno 10 chilometri sopra la cima dell’Etna. L’attività del vulcano ha avuto un’intensità e una durata maggiore dei tre episodi precedenti, esaurendosi dopo le 2.00 del 21 febbraio, quando non si è osservata più alcuna attività esplosiva e le colate avanzavano lentamente senza più alcuna alimentazione Tuttavia, tra le 04.30 e 05.15 del 21 febbraio sono state registrate circa venti esplosioni molto energetiche da diverse bocche poste sempre sul Cratere di Sud-Est, che hanno lanciato bombe incandescenti oltre la base del cono del medesimo cratere. Dopo le 05.15 non si è più osservata alcuna attività eruttiva al Cratere di Sud-Est, contrariamente agli altri crateri sommitali dove continua invece l’attività esplosiva osservata ininterrottamente negli ultimi giorni.