“La situazione del Teatro Stabile è molto grave”. Non usa mezzi termini il presidente del Cda, Salvatore La Rosa per chiarire cosa sta accadendo ad una delle istituzioni culturali più importanti della Sicilia dove sono state interrotte tutte le attività in seguito all’occupazione decisa dai lavoratori.

Ed è proprio ai dipendenti, ma anche agli artisti che La Rosa, in carica dal gennaio scorso, rivolge un pensiero nella sua lunga nota.

La crisi e l’occupazione del Teatro Stabile 

Il presidente, poi, chiarisce che “tale gravità non dipende, come spesso si è detto, da problemi finanziari, cioè di “liquidità”, ma da problemi patrimoniali, commerciali e organizzativi. Da problemi, cioè, che sono strutturali”.

Secondo La Rosa il disavanzo (circa 4 Mln di euro!) emerso nel bilancio 2014, a seguito dell’adozione del criterio della “competenza” e non della ”cassa”, ha messo in evidenza gli effetti disastrosi di una gestione amministrativa che perdurava da anni e che non favoriva di certo l’emersione della vera situazione”.

Sarà importante capire se ‘l’emorragia si è arrestata” e ciò sarà possibile “non appena in possesso dei dati al 31/12/2015”.

“In ogni caso – spiega La Rosa – si tratta di una zavorra pesantissima, rispetto alla quale è necessario sin da subito sottolineare che una sana gestione spende le risorse di cui dispone, non quelle di cui presume avere diritto o che ritiene giusto ricevere”.

Il presidente dello Stabile rileva un altro dato inquietante: la drastica riduzione degli incassi, derivante dal crollo degli abbonamenti.

“Un’altra emorragia – dice – che ha dissanguato ulteriormente il teatro in maniera costante dal 2008 ad oggi; crescevano di contro dipendenti e spese di produzione, ma senza un reale incremento dell’attività. E mentre il mercato culturale si modificava e l’offerta si moltiplicava, il Teatro Stabile di Catania è rimasto fermo alla concezione quasi monopolistica del passato, quando non occorreva una funzione commerciale basata su moderne tecniche di marketing e un sistema di pubbliche relazioni”.

Secondo La Rosa “ impegnarsi a salvare il Teatro non può significare limitarsi ad una generica richiesta di contribuzione straordinaria da parte dell’Ente Pubblico a semplice “sanatoria” del disavanzo creatosi”.

Serve, quindi, “una analisi approfondita delle motivazioni che lo hanno determinato e, conseguentemente, ad un piano di ristrutturazione aziendale redatto e predisposto con l’ausilio delle figure a ciò ufficialmente abilitate”.

Fra le ipotesi messe in campo dal presidente dello Stabile ci sono “in primo luogo, alle strutture consulenziali messe a disposizione dallo stesso Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. Si impone peraltro una urgente e profonda rivisitazione delle norme statutarie per renderle aderenti ai principi di efficienza aziendale”.

La lunga nota di La Rosa si conclude con un appello: “Se tutti gli attori di questa vicenda, amministratori, soci, sindacati, si ritroveranno su questo obiettivo, nel rispetto naturalmente delle reciproche prerogative e funzioni, allora potremo riconsegnare una azienda snella, efficace, competitiva e ben organizzata. Un Ente Teatrale degno di una grande Città europea come Catania”.

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