“Siamo pronti a pagare 1 milione e 700 mila euro e abbiamo scritto all’amministratore giudiziario che ciò avverrà purché le nostre somme servano a pagare i lavoratori ed i fornitori le cui attività siano state funzionali all’esecuzione del San Marco e non vengano dissolte altrove. Se il tribunale non acconsente, allora la certezza di vedere ultimato il San Marco potrebbe incrinarsi. Per questo è necessaria un’adesione sociale, un blocco di interessi a sostegno”.
Paolo Cantaro, direttore generale del Policlinico risponde alle domande dei cittadini di Librino e dice la sua sullo “stato dell’arte” del cantiere dell’ospedale che dal 1986 è in incubazione nel quartiere satellite. Una super struttura che avrà un Pronto soccorso e servizi di eccellenza a favore di buona parte della Sicilia orientale.
L’occasione è offerta dal “faccia a faccia” organizzato da Cgil, Fillea CGIL e Fp Cgil di Catania sul tema: “L’ospedale San Marco ed il suo territorio” nei locali della scuola “Dusmet” di Librino; ha introdotto i lavori Sara Fagone, responsabile delle periferie Cgil di Catania.
Hanno partecipato Giovanni Pistorio, segretario generale Fillea Cgil di Catania, il Magnifico Rettore dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro, il segretario generale della Fp Cgil di Catania, Gaetano Agliozzo, il direttore generale dell’azienda Policlinico, Paolo Cantaro. Ha concluso Giacomo Rota, segretario generale della Cgil di Catania. Presenti all’incontro anche gli assessori comunali Saro D’Agata e Angelo Villari.
È stata Sara Fagone a ricordare la storia dell’ incompiuta; l‘idea nasce nell’86 con il progetto Prometeo, nel 1990 la gara fu assegnata al gruppo Cogefar-Impresit (oggi Impregilo). I lavori non vennero mai iniziati per controversie giudiziarie mentre ad una successiva gara vennero aggiudicati dalla Uniter Consorzio Stabile un raggruppamento di imprese che ha come capofila la Tecnis di Mimmo Costanzo e Concetto Bosco.
La posa della prima pietra risale al 2008, con tanto di dichiarazioni dell’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Il direttore generale dell’epoca sostenne che l’opera sarebbe stata realizzata in 38 mesi. L’ospedale prevedeva originariamente 1229 posti letto e diverse aree di attività ma le varie riforme hanno ridotto i posti a 460.
Nel 2013 dopo un sopralluogo, l’assessore regionale Marino dichiarò che l’inaugurazione poteva essere fissata per la primavera 2014. Poi la data venne spostata (a causa di furti nel cantiere) per la primavera 2015. Al momento, l’unica data di consegna fissata resta dicembre 2016.
“Nel frattempo sono iniziati i guai giudiziari, gli assessori e i sottosegretari continuano a cambiare e noi sappiamo che l’unica cosa che è proceduta senza variazioni è stata la vendita dei terreni”, commenta la responsabile delle periferie.
Giacomo Rota ha sottolineato che “la Tecnis stava male prima dell’ intervento giudiziario; non è stata la magistratura a mettere in crisi l’ azienda. La prefettura e i magistrati sono tenuti alla tutela della legalità”.
Perché si riesce comunque ad andare avanti e c’è la possibilità di guardare con ottimismo al completamento lavori? Risponde il segretario Pistorio: “Lo si può perché il sequestro giudiziario ha messo al riparo le attività dei tanti decreti ingiuntivi e dai tanti eventuali pignoramenti che avrebbero determinato il fallimento. Ora tutte le parti possono programmare, seppure con salti mortali, il completamento dell’opera. C’è stata piena disponibilità da parte dell’azienda Policlinico a cercare soluzioni che erano inimmaginabili. È poi necessario che si assicurino anche i fornitori alle cui dipendenze operano tantissimi operai”.
È stato Agliozzo a sottolineare la necessità che venga fatta chiarezza sulla dismissione del Vittorio e il ruolo del Garibaldi, in assenza del San Marco, mentre il Rettore ha rassicurato gli intervenuti in sala (rappresentanti di scuole, associazioni, e semplici cittadini) sulla qualità della struttura: “Non sarà un ospedale di quartiere. L’ atto aziendale ci dice di cosa si occuperà l’ ospedale e non ci sarà il depauperamento che molti temono. D’altronde, non sapremmo che farcene di un semplice ambulatorio”.
Le conclusioni sono state affidate proprio al direttore Cantaro che ha anche sottolineato il lavoro gomito a gomito con il sindacato : “L’ Azienda Policlinico pagherà il Sal, lo Stato di avanzamento lavori; siamo pronti da due settimane, ma i soldi dovranno essere versati ai lavoratori e reimpiegati nell’esecuzione di queste attività. Mancano 25/30 milioni di lavori”.
Se l’ospedale non venisse terminato, al punto in cui è, sarebbe più di un peccato: “Sarebbe un delitto – aggiunge Cantaro – manca l’ultimo miglio. Ma non c’è scorciatoia per finire l’ ospedale fuori dalla legalità. I fondi per il funzionamento? Quello è un altro aspetto. Nel nostro sito web ci sono i documenti, le carte sono scoperte e abbiamo sempre detto che c’è un nemico del pieno funzionamento ; è insomma un ‘altra cosa su cui puntare i piedi: la Regione ci ha chiesto di allontanare il confronto su questo punto”.
Nel corso del convegno è stata proposta l’ istituzione di un “tavolo permanente” tra le istituzioni interessate e le parti sociali, a sostegno del completamento dei lavori.
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