Un uomo di 43 anni è stato ucciso al culmine di una lite in famiglia avvenuta nel Catanese. Per l’omicidio, avvenuto a Palagonia, i Carabinieri hanno fermato il nipote che avrebbe commesso il delitto durante una lite in famiglia.

Arrestato il nipote

I Carabinieri della Compagnia di Palagonia hanno arrestato un ventiquattrenne del posto poiché gravemente indiziato dell’omicidio. Il fatto di sangue, avvenuto nella serata di ieri all’interno di un rustico di contrada Vanghella, sarebbe stato l’epilogo di una lite, i cui motivi sono ancora da chiarire, tra il 24enne e suo zio paterno, un 43enne del luogo che nella concitazione avrebbe estratto una pistola puntandola verso il nipote.

La ricostruzione dell’omicidio

Il giovane, nel tentativo di difendersi, avrebbe strappato l’arma dalle mani dello zio contro il quale avrebbe esploso due colpi che lo hanno attinto al petto ferendolo mortalmente. I militari dell’Arma, giunti subito su disposizione della Centrale Operativa, che era stata informata dal personale sanitario del 118 intervenuto sul posto, hanno trovato il cadavere del 43enne riverso a terra con l’arma del delitto al proprio fianco, risultata rubata, e con accanto altri familiari.

Il nipote arrestato e portato in carcere

I Carabinieri stanno procedendo ad una prima ricostruzione dei fatti e all’acquisizione di elementi indiziari a carico del presunto omicida. Sono inoltre in corso indagini sui luoghi teatro dell’evento per stabilire l’esatta dinamica della vicenda ed eventuali coinvolgimenti di terze persone. Il 24enne, su disposizione del giudice, è stato portato ne carcere di Caltagirone.

L’omicidio di mafia e la condanna di un boss

Ieri il gup del Tribunale di Catania ha condannato a 30 anni di carcere Alessio Attanasio e Luciano De Carolis, siracusani, accusati dell’omicidio di Angelo Sparatore,  ammazzato con sei colpi di pistola il 4 maggio del 2001 in via Gaetano Barresi, nel rione popolare della Mazzarrona. Secondo i magistrati della Dda di Catania, che hanno condotto le indagini, Attanasio è indicato come il boss della cosca siracusana che porta il suo nome, De Carolis è, invece, è un esponente di spicco dello stesso clan, uno degli “anziani” del gruppo.

Le rivelazioni di un pentito

Una vicenda che ha avuto una forte accelerazione soprattutto dopo le rivelazioni di un pentito, Salvatore Lombardo, detto Puddisino, ex componente del clan mafioso Bottaro-Attanasio. Si è autoaccusato dell’omicidio, per cui è stato condannato in Appello, commesso, secondo la sua ricostruzione, insieme a Luciano De Carolis su ordine di Alessio Attanasio.

Il movente

Il movente di quel delitto sarebbe connesso al pentimento del fratello della vittima, Concetto Sparatore, che qualche giorno prima dell’assassinio, aveva deposto in un processo contro il boss di Lentini, Nello Nardo, vicino al clan catanese di Santapaola. A quanto pare, Angelo Sparatore non aveva approvato la decisione del familiare, qualcuno lo avrebbe addirittura visto in abiti neri, inoltre avrebbe anche rifiutato il programma di protezione per i familiari dei collaboratori di giustizia.

Seconda condanna per omicidio per Attanasio

Nei mesi scorsi, Attanasio era stato condannato a 30 anni di reclusione per un altro omicidio, quello di Giuseppe Romano, avvenuto a Siracusa il 17 gennaio del 2001 in via Elorina, a Siracusa. Una sentenza che lo ha rispedito in carcere dopo essere stato rimesso in libertà quasi una settimana prima, avendo scontato oltre 20 anni di carcere.

Le due lauree di Attanasio

Durante la sua lunga detenzione, il presunto boss ha avuto modo di studiare, riuscendo ad ottenere due lauree, una in Scienza della Comunicazione, l’altra in Giurisprudenza. In un articolo, pubblicato da Il Sole 24 Ore, Attanasio ha presentato, a partire dal 2017, 670 ricorsi in Cassazione che hanno impegnato la Suprema corte con 320 sentenze e 353 ordinanze.

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