Il governo impugna la finanziaria e blocca assunzioni e stabilizzazioni ma per l’assessore Ruggero Razza “L’esperienza della pandemia ci ha insegnato, tra le altre cose, una lezione fondamentale per quanto riguarda gli ospedali: per far funzionare la Sanità è fondamentale investire sul personale. Come? Riuscendo a garantire a chi si forma nelle nostre Università di poter firmare contratti a tempo indeterminato nelle strutture sanitarie della Regione Siciliana”. Lo ha affermato l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, questa mattina durante il suo intervento all’evento “Missione Salute”, organizzato dalla Cisl di Catania.

Pnrr carente, medici e infermieri in fuga dalla Sicilia

Razza ha proseguito: “Dobbiamo notare che il Pnrr, su questo versante, è purtroppo carente ed è necessario che chi avrà la responsabilità del governo nazionale sin da subito metta al primo posto questa priorità. Non è ammissibile avere un sistema formativo di eccellenza e non avere sbocchi lavorativi per medici e infermieri”.

“Il governo Musumeci ha invertito tendenza con nuove assunzioni”

L’assessore ha concluso: “Il governo Musumeci, in questi 5 anni, ha invertito in parte questa tendenza con nuove assunzioni a tempo indeterminato in Sicilia. Tra queste, molte riguardano personale che torna nella nostra Isola da altre regioni. Un piccolo successo che impone di andare avanti in questa direzione”.

Le opportunità del Pnrr per la sanità siciliana

Nella sede dell’Ordine dei Medici di Palermo si è tenuto la scorsa settimana il vertice sulle opportunità offerte dal PNRR per la sanità siciliana. Tanti gli ospiti intervenuti dal magnifico rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, al dirigente dell’assessorato regionale alla Salute, Mario La Rocca.

Case di cura e ospedali di prossimità

“In Sicilia non si sono mai viste strutture a bassa intensità di cura come quelle che si stanno progettando grazie ai fondi del PNRR. E lo stesso si può dire per gli ospedali di prossimità. Questo significa riduzione delle spese per le ospedalizzazioni non necessarie e assistenza immediata per le patologie più gravi. La digitalizzazione sarà una grande realtà, compresa quella della cartella clinica del paziente. Una sfida ambiziosa che dobbiamo vincere e per la quale abbiamo bisogno di professionisti di cui, purtroppo, la Sanità, non solo quella siciliana, è carente”. Lo ha detto Mario La Rocca, presente al meeting.

La carenza di personale sanitario

Non è difficile che alcune problematiche, se non risolte subito, possano inceppare o rallentare il motore organizzativo nei pochi anni che restano alla realizzazione dei progetti (dicembre 2026). La prima è proprio la mancanza di personale sanitario. “Purtroppo – ha detto l’assessore regionale della Sanità Ruggero Razza – il PNRR non interviene sul capitale umano e non permette di recuperare il gap di migliaia di medici che si sono laureati, ma non sono stati ammessi alle scuole di specializzazione. La nostra idea, che abbiamo proposto ai ministeri della Salute e delle Finanze, è quella di consentire ai giovani medici che hanno lavorato nell’emergenza Covid di godere di una corsia preferenziale e avere così la possibilità di coprire dei posti”.

La sanità locale

“Sappiamo – ha continuato – che il punto carente della Sicilia è la sanità del territorio. Rappresenta una cerniera importante da realizzare tramite gli ospedali di comunità e altri due tipi di strutture. Il finanziamento è di 350 milioni di euro. Gli altri finanziamenti sono legati alla digitalizzazione per aiutare il paziente, anche con la telemedicina; alla sistemazione antisismica delle strutture e alla dotazione di moderne apparecchiature per la sanità siciliana”.

“Lavorare di più sulla formazione”

Ha mostrato perplessità il Rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, sia sui pochi anni a disposizione per realizzare i progetti, sia sull’impiego di giovani laureati in medicina. “L’epidemia da Covid – ha osservato – ci ha fatto capire che i giovani laureati sono bravi dal punto di vista teorico, ma non in quello pratico. Per il Covid abbiamo dovuto chiamare gli specializzandi dell’ultimo anno. È necessario lavorare di più sulla formazione. Un percorso alternativo sarebbe molto azzardato”.