• Operazione Adrano Libera nel Catanese
  • Sono 35 le persone arrestate per associazione mafiosa e altri reati
  • Il pentito Rosano e i volantini funebri
  • Il furto di un Atm per comprare la droga

La Polizia di Stato, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, e in esecuzione del provvedimento applicativo della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catania ha tratto in arresto 35 persone. L’accusa, a vario titolo, è per i reati di associazione mafiosa per aver fatto patrte del clan Santangelo-Taccuni di Adrano, braccio del clan Santapaola-Ercolano. Tra le accuse anche associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, associazione armata, furti, ricettazione e danneggiamenti.

Le gerarchie del clan  Santangelo-Taccuni

In particolare, il Gip ha riconosciuto a Gianni Santangelo, già detenuto, il ruolo di vertice, mentre ad Antonino Bulla, al momento ai domiciliari, Giuseppe La Mela, detenuto, Antonino La mela, detenuto, Toni Ugo Scarvaglieri e  Carmelo Scafidi quello di organizzatori.  A Gianni Santangeloviene, viene anche contestato il ruolo di promotore, organizzatore e direttore dell’associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti mentre ad Antonino Bulla, Rosario Galati Massaro, Antonino La Mela, Toni Ugo Scarvaglieri e Carmelo Scafidi, quello di organizzatori.

Le indagini sono state avviane nel marzo 2017

È stato Valerio Rosano, pentito ed ex appartenente alla omonima famiglia dei “Pipituni”, organica al clan Santagelo-“Taccuni” a svelare i retroscena che hanno permesso di avviare le indagini. Dopo il pentimento di Rosano, la reazione del clan fu pubblicamente manifestata con l’affissione di locandine funerarie nel centro storico di Adrano che annunciavano la sua morte e fissavano le esequie presso una chiesa, il cui fittizio indirizzo corrispondeva alla via in cui è sito il Commissariato di P.S. di Adrano.

Il pentito era un morto che cammina

L’evento fu trattato anche dalla trasmissione televisiva “Striscia la notizia” alla cui inviata uno degli indagati rilasciò un’intervista, nel corso della quale, pubblicamente e senza timore, ebbe a esprimere forte repulsione per la scelta operata dal collaboratore, arrivando a definirlo “un morto che cammina”. Documentato un vasto traffico di sostanze stupefacenti dalla Lombardia verso il comune etneo, evidenziandosi il ruolo di trait d’union svolto da Antonino Amato e Domenico Salamone, di Biancavilla –Adrano domiciliati nelle province di Varese e Como i quali, grazie ai collegamenti con un soggetto di origine calabrese, anch’egli domiciliato nella regione lombarda, avevano avviato rapporti di affari con Ermir Daci cittadino albanese, attualmente detenuto. Agli stessi il provvedimento cautelare è stato notificato dalle Squadre Mobili delle Questure di Como e Varese. L’approvvigionamento di sostanze stupefacenti avveniva anche attraverso canali ubicati in territorio messinese, calabrese e campano.

Il furto di un Atm

Per garantire la liquidità necessaria al mantenimento della cassa comune da impiegare in attività illecite, gli associati si sono resi responsabili anche di reati contro il patrimonio. Nel corso delle indagini sono stati raccolti elementi di prova in ordine al furto aggravato di un ATM dell’agenzia di Adrano del Credito Emiliano. Gli autori, seguendo un consolidato modus operandi, utilizzando mezzi d’opera provento di furto, asportavano la somma di euro 24.650 euro.

I nomi degli arrestati

Arena Giuseppe cl. 73;
Bua Kevin cl. 99;
Bulla Antonino, detto “u picciriddu”, cl. 99;
Castelli Fabio cl.92;
Diolosà Salvatore, detto “Turi a niura”, cl. 57;
D’Oca Salvatore Placido cl. 98;
Foti Antonino cl. 93;
Foti Emiddio Fabio cl. 88
La Villa Domenico, detto “Mimmu ‘u turcu”, cl. 67;
Liotta Nicolò cl. 77;
Longo Federico cl.83;
Palmirotti David cl. 82;
Sakanitro Nicola cl 89;
Scafidi Carmelo, detto “‘u tignusu”, cl. 68;
SCcarvaglieri Toni Ugo cl. 73.

Il provvedimento del G.I.P. è stato notificato in carcere a:

Bulla Vincenzo cl.94;
D’Agare Antonino, detto “Nino ‘u babbaleccu” o “Ninu u’ babbu”, cl.72;
D’Agate Nicolò, detto “u piduocchiu”, cl. 72;
Daci Ermir, cl. 71;
Foti  Salvatore, detto “turi u sceccu”, cl. 69;
Galati Massaro Rosario, detto “spara frecce” cl. 94;
La Mela Antonino, detto “tarantella”, cl. 75;
La Mela Giuseppe, detto “tarantella”, cl. 73;
Rosano Nicolò, detto  “pipituni”cl. 80;
Rosano Vincenzo, detto “pipituni” cl. 68;
Santangelo Gianni, detto  “Giannetto” cl. 83;
Vingiguerra Ignazio, detto “ gnaziu a cascia”, cl. 65;

Inoltre è stata notificata la misura cautelare degli arresti domiciliari a:

Lanza Pietro, inteso “zicchinetta”; cl. 83;
Leonardi Roberto, cl. 82;
Maagò Giovanni, cl.75;
Mannino Domenico, inteso “Domenico”, cl. 89;

e quella dell’obbligo di presentazione alla P.g. a:

Amato Antonino, cl. 49.
Salamone Domenico, cl.62;
Truglio Salvatore, cl. 94;