Protestano nuovamente i 277 dipendenti della protezione civile siciliana che dopo 20 anni di precariato sono stati stabilizzati alla fine del 2020.
Il sindacato Sadirs spiega questi lavoratori hanno subito l’azzeramento della propria carriera e un taglio dello stipendio. Lunedì 4 ottobre, dalle 10.30, i lavoratori manifesteranno a Catania davanti alla sede della presidenza della Regione in via Beato Bennardo.

Chi sono gli operatori interessati

Si tratta di un bacino di operatori impegnati in importanti attività di Protezione civile presso hub vaccinali, porti, aeroporti, nell’emergenza cenere vulcanica e in tante altre mansioni che richiedono responsabilità.

Alla protesta prenderanno parte il segretario generale del Sadirs Sicilia, Fulvio Pantano e il responsabile della categoria, Totò Calabrese.

Il Sadirs “Questi lavoratori hanno subito beffa atroce”

Il Sadirs spiega che “questi lavoratori hanno subito una beffa atroce, perché dopo la stabilizzazione hanno accusato una decurtazione dello stipendio mensile anche del 40 per cento e ad oggi si attende una risoluzione definitiva al problema. Riteniamo fondamentale e urgente una norma per l’attribuzione di un assegno riassorbibile per effetto dei futuri miglioramenti retributivi, al fine di mantenere il trattamento economico iniziale. Si tratta di una scelta assolutamente illegittima, la giurisprudenza è ampiamente consolidata nel caso in cui un lavoratore presti la propria opera presso la stessa amministrazione e con la stessa qualifica”.

A metà giugno la protesta a Palermo

Non è la prima volta che i 277 lavoratori protestano. Già a metà giugno avevano manifestato a Palermo, davanti a Palazzo d’Orleans. Ed anche in quel caso, il Sadirs denunciò i fatti: “Quando finalmente è arrivata la meritata stabilizzazione – scrisse il Sadirs in una nota a firma del segretario generale Fulvio Pantano e del segretario regionale Salvatore Calabrese – questi lavoratori hanno dovuto subire la beffa di vedersi azzerare la propria carriera ripartendo dal gradino più basso della propria qualifica”.

Il danno per i lavoratori è sia economico che di carriera in prospettiva “In termini economici parliamo di una decurtazione anche del 40 per cento. Si tratta di una scelta assolutamente illegittima, la giurisprudenza è ampiamente consolidata nel caso in cui un lavoratore presti la propria opera presso la stessa amministrazione e con la stessa qualifica”.