Un ventenne sfuggito all’operazione Malerba dei carabinieri di Catania contro un’organizzazione criminale che gestiva un vasto traffico di droga che favoriva clan etnei è stato arrestato da militari dell’Arma nel popoloso rione Librino.

Il giovane era destinatario di un’ordinanza del gip per i minorenni perché all’epoca dei fatti che gli sono contestati non era ancora maggiorenne. Il ventenne è indagato per spaccio di sostanze stupefacenti. L’operazione Malerba ha consentito di disarticolare i vari gruppi criminali che gestivano numerose “piazze di spaccio” dicocaina e marijuana nel popoloso quartiere di San Giovanni Galermo di Catania, che costituiscono la principale fonte di guadagno per la criminalità organizzata radicata sul territorio.

Secondo la Dda di Catania Cosa nostra, nonostante le continue operazioni di polizia sul territorio, sfruttando la peculiare morfologia dell’area, caratterizzata da complessi edilizi “chiusi” non facilmente permeabili dalle forze di polizia, come la nota via Capopassero, continua a controllare il territorio e a imporre ai singoli sodalizi criminali regole, prezzo e quantitativo della droga da smerciare, creando un vero e proprio sistema di controllo del mercato.

L’operazione Malerba

L’operazione denominata Malerba, effettuata a Catania e che ha portato all’arresto 46 persone,  ha consentito di disarticolare i vari gruppi criminali che gestivano numerose “piazze di spaccio” di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana) nel popoloso quartiere di San Giovanni Galermo di Catania, le quali costituiscono la principale fonte di guadagno per la criminalità organizzata radicata sul territorio, e sono la causa del profondo degrado, che caratterizza l’agglomerato urbano e il contesto sociale di riferimento.

È stato accertato come “Cosa nostra” catanese, nonostante le continue operazioni di polizia sul territorio, sfruttando la peculiare morfologia dell’area, caratterizzata da complessi edilizi “chiusi” non facilmente permeabili dalle forze di polizia, come la nota via Capopassero continua a controllare il territorio e ad imporre ai singoli sodalizi criminali regole, prezzo e quantitativo della droga da smerciare, creando un vero e proprio sistema di controllo del mercato.

Le indagini

L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Catania Fontanarossa da marzo 2021 a ad aprile 2022, si pone in continuità con la maxi operazione Scanderbeg, che nel 2020 ha visto l’arresto di 101 soggetti, e si sviluppa da una qualificata attività di osservazione a distanza svolta affiancata da una parallela attività tecnica di intercettazione e da numerosi riscontri oggettivi (arresti in flagranza di reato, controllo degli acquirenti, sequestri di droga, denaro e armi), permettendo in tal modo di ricostruire il “modus operandi” delle piazze di spaccio, delineando struttura ed organigramma dei vari sodalizi criminali che vi operavano, alternandosi in diversi turni orari nell’arco dell’intera giornata, con una copertura h 24.

I clan mafiosi

Sempre secondo l’impostazione accusatoria, accolta dal Gip, allo stato degli atti con riguardo alla fase processuale che non ha ancora consentito l’instaurazione del contraddittorio innanzi al Giudice, al vertice dell’associazione criminale, col ruolo di coordinatore e supervisore di molte piazze di spaccio, vi sarebbe il noto pluripregiudicato RAIMONDO Antonino – responsabile della fornitura, in modo esclusivo e continuativo, della sostanza stupefacente per conto del gruppo NIZZA, inserito nella famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano.

L’imponente e lucroso traffico illecito di stupefacenti, ha dunque garantito la pacifica convivenza di organizzazioni criminali ben strutturate, che avevano stipulato un accordo teso ad evitare la concorrenza sleale tra le piazze di spaccio e l’insorgere di possibili conflitti tra gruppi mafiosi (infatti, in base alle regole sulla leale concorrenza di mercato imposte dai clan, i pusher su strada non possono chiamare gli automobilisti/acquirenti che giungono lungo la via, che possono autonomamente scegliere la piazza di spaccio cui rivolgersi).

Guadagno da 240.000 euro al giorno

Alcune “piazze di spaccio” attive senza soluzione di continuità, consentivano a circa 2.500 clienti giornalieri, di acquistare a qualsiasi ora la loro dose quotidiana di marijuana, cocaina o crack, incrementando con proventi di tutte le piazze di spaccio il volume d’affari della criminalità organizzata, per circa 240.000 euro al giorno, prevalentemente destinati al sostentamento degli associati ed al mantenimento dei detenuti mafiosi e delle loro famiglie.

La piazza di spaccio veniva gestita da un responsabile ( capo piazza), al quale il coordinatore delle piazze ( Antonio Raimondo) avrebbe assegnato una determinata fascia oraria nella quale organizzare la vendita di stupefacente (marijuana, cocaina e crack).
Nell’ambito di tali turni predefiniti il responsabile di ciascuna piazza individuava gli addetti alle cessioni (pusher) che, coadiuvati dai corrieri responsabili del trasporto dello stupefacente dal luogo di stoccaggio al luogo di vendita, dagli addetti alla custodia delle sostanze stupefacenti (che avveniva in abitazioni limitrofe o altri luoghi) e dalle vedette che li avvisavano tempestivamente per consentire loro una fuga immediata, ponevano in essere innumerevoli cessioni di stupefacenti, nell’ordine delle centinaia per ogni turno.

La fitta rete di vedette radiocollegate – sia quelle statiche posizionate all’interno di abitazioni private o sulle terrazze dei palazzi, sia quelle dinamiche operanti su strada a bordo di motocicli messi a disposizione dalle organizzazioni e preposte al controllo delle vie di accesso carrabili e pedonali – garantiva un servizio a favore dell’intera collettività criminale del quartiere, retribuito dai responsabili di tutte le piazze di spaccio.

L’arsenale da fuoco

L’indagine ha inoltre consentito di accertare la disponibilità e l’utilizzo, da parte di alcuni sodali criminali, di armi da fuoco all’interno delle piazze di spaccio come testimonia il sequestro operato in data 24 marzo 2022 di una pistola semi-automatica marca cal.380 con matricola abrasa, ed il rinvenimento nella stessa circostanza di una pistola semiautomatica cal.7.65 carica e pronta all’uso.

Con l’odierna esecuzione delle ordinanze del GIP che ha disposto 41 misure di custodia cautelare in carcere, e con la notifica della conclusione delle indagini preliminari nei confronti di altri 20 indagati, è stato inferto l’ennesimo colpo alla criminalità organizzata ed in particolare al gruppo Nizza, facente parte del clan Santapaola-Ercolano, che da sempre trae dalle fiorenti piazze di spaccio site nel territorio di San Giovanni Galermo un costante e significativo finanziamento delle casse della consorteria criminale per il pagamento dello stipendio degli affiliato detenuti.