“Il piano di ridimensionamento dell’organico che la multinazionale statunitense Pfizer ha deciso di attuare in Italia lo scorso 3 febbraio, durante un incontro, è relativo a circa 210 unità, delle quali 130 sono dipendenti diretti di Pfizer. Lo scorso 7 marzo, presso la sede di Confindustria di Catania, non si è riusciti a raggiungere un accordo con i sindacati che hanno lamentato l’assenza da parte della Pfizer di precise informazioni in merito alla questione sollevata. Il tavolo regionale già attivato presso la medesima Regione potrà dunque essere riconvocato al fine di valutare le possibili soluzioni e i più opportuni strumenti da attivare per gestire positivamente la vicenda”. Lo ha detto, rispondendo a una interpellanza in Aula a Montecitorio, la Sottosegretaria per il Sud Dalila Nesci.

Eppure Pfizer non prevede la dismissione dello stabilimento

“Lo stabilimento della Wyeth Lederle S.p.A. di Catania – ha aggiunto – è specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici per uso ospedaliero, che attualmente hanno subito un calo di richiesta. Nel corso degli incontri del citato tavolo regionale, tuttavia, il rappresentante dell’Azienda avrebbe precisato che la propria strategia non prevede la dismissione del suddetto stabilimento e che peraltro saranno effettuati investimenti per un intervento di modernizzazione per la ristrutturazione del sito”.

Vertenza di Catania diventa nazionale

“La vertenza, sino ad oggi, è stata seguita a livello locale sia dalla Prefettura che da Confindustria Catania, ai sensi della Direttiva del Ministro dello sviluppo economico 14 ottobre 2021, che all’art. 1 stabilisce quali sono i requisiti per l’istituzione di un tavolo di crisi a livello nazionale, i quali non ricorrerebbero nel caso di specie. Anche il Ministero del Lavoro ha informato che, ad oggi, le proprie strutture non hanno ricevuto alcuna comunicazione né richiesta di intervento”.

Riconvocare tavolo regionale

“In ogni caso le opportune iniziative per garantire la continuità produttiva e per tutelare al contempo gli attuali livelli occupazionali del sito – conclude Nesci – potranno essere valutate nell’ambito di un nuovo incontro del tavolo di crisi regionale”.

 

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