Archiviata l’inchiesta di mafia per voto di scambio a carico del sindaco di Randazzo, Francesco Sgroi, e del presidente del consiglio comunale Carmelo Scalisi. Lo ha disposto il Gip di Catania su richiesta della Dda della Procura etnea. La loro posizione precedentemente stralciata dal fascicolo nato sull’operazione “Terra Bruciata” dei carabinieri.

“Mai avuto dubbi”

“Non ho mai avuto dubbi – ha commentato Sgroi nel rendere nota la sentenza – sul fatto che la magistratura avrebbe accertato in via definitiva e con serietà l’assoluta correttezza e linearità del mio operato. Soprattutto l’estraneità dei fatti contestati a me e a Scalisi”. Sgroi e Scalisi hanno espresso “soddisfazione per la conclusione della vicenda giudiziaria” e “ringraziato” il collegio di difesa costituito dagli avvocati Maria Licata, Giuseppe Mannino e Katia Ceraldi.

Accesso ispettivo nei giorni scorsi

Lo scorso 20 marzo la prefettura di Catania ha disposto un accesso ispettivo al Comune di Randazzo L’obiettivo è quello di verificare “l’eventuale sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso”. Come da protocollo si è insediata un’apposita commissione per le ispezioni e le valutazioni.

L’operazione

L’inchiesta per mafia antimafia dei carabinieri del comando provinciale di Catania ‘Terra Bruciata’ era scattata nell’ottobre scorso. L’indagine ha consentito d’individuare i componenti del gruppo mafioso operante nel territorio di Randazzo e inquadrato nel clan Laudani. In 21 sono destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, altre 13 persone risultano indagate.

Fiumi di droga e arsenali di armi

L’operazione antimafia è stata eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Catania contro il clan di Randazzo ritenuto inserito nella cosca mafiosa Laudani.  Secondo la Procura vi sarebbe stato un fiorente traffico di cocaina, hashish e marjuana”. L’indagine ha oltretutto “consentito di documentare come gli indagati abbiano, nel corso degli anni, esercitato un asfissiante e capillare controllo del territorio”. Danneggiate attività economiche della zona, i cui titolari venivano intimiditi con minacce per sottostare al pagamento del ‘pizzo’”. I militari dell’Arma hanno trovato, sotterrato in una località di campagna, un arsenale costituito da pistole, fucili e numerose munizioni.

Estorsioni, droga e assunzioni

I Carabinieri hanno documentato anche estorsioni ai danni d’imprenditori del catanese, un fiorente traffico di cocaina, hashish e marijuana ma anche n grosso traffico illecito di armi, anche da guerra, costituenti un vero e proprio arsenale. Il gruppo controllava anche le assunzioni di alcuni sodali del clan in alcune ditte. Altro dato particolarmente significativo e allarmante è il controllo del territorio esercitato in loco dagli affiliati, i quali, dopo il passaggio delle forze dell’ordine, avrebbero chiesto alle persone del paese i motivi della presenza delle stesse acquisendo dettagliate informazioni al riguardo.

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