Sono più di 35mila le azioni legali che vengono intentate ogni anno in Italia per colpa medica, ma nel 90-95% dei casi il giudizio si conclude con l’assoluzione del medico. Nel frattempo, lievitano a dismisura medicina difensiva e liste d’attesa: i medici, per evitare guai giudiziari, prescrivono visite ed esami spesso inutili, costosi e invasivi che incidono sulle casse della sanità pubblica e sulla vita delle persone e 2 milioni e mezzo di italiani rinunciano a curarsi.

Questi i dati da cui è partita la “Commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica” presieduta dal magistrato Adelchi d’Ippolito e istituita dal ministro della Giustizia Nordio il 28 marzo 2023. Obiettivo: analizzare l’attuale quadro normativo e giurisprudenziale in cui si iscrive la responsabilità colposa sanitaria per ridurre i contenziosi, e nel contempo assicurare il massimo equilibrio tra la serenità del medico e la tutela della salute delle persone.

“Dobbiamo scongiurare che la denuncia sia uno strumento di pressione per avere un risarcimento” ha detto il presidente della Commissione Adelchi d’Ippolito, incontrando ieri pomeriggio a Villa Magnisi medici siciliani e istituzioni per discutere sugli strumenti da attivare e le strade percorribili.

“Non chiediamo la depenalizzazione, ma una riforma complessiva” ha precisato il presidente dell’Omceo di Palermo Toti Amato, consigliere del direttivo della Fnomceo.  “Oggi il migliore degli specialisti che entra in sala operatoria ne può uscire un attimo dopo come un attentatore alla salute pubblica – ha continuato -. Gli errori medici esistono, ma certamente di gran lunga inferiori rispetto alla rappresentazione collettiva perché la denuncia spesso è il frutto di un momento di dolore o di rabbia per un evento triste, o di sollecitazioni esterne di avvocati sciacalli. Il punto è che ormai l’aspettativa è irrazionale, si pensa che qualsiasi evento infausto possa essere evitato, dunque il medico è colpevole e si ha diritto ad un risarcimento”.

Al vaglio della Commissione la mutuabilità nel penale della lite temeraria, che esiste già nel civile, una sanzione pecunaria in caso di condanna, e la produzione di una consulenza tecnica sul presunto errore medico da allegare alla querela perché “la denuncia non sia a costo zero ma un momento di responsabilità”, ha sottolineato il presidente Adelchi.

Altre due strade percorribili sono: l’introduzione di un preventivo giudizio di ammissibilità, che per il magistrato “sarebbe una scrematura eccezionale” e tempi di giudizio veloci, tema molto caro ai medici.

All’attenzione del magistrato anche la necessità di ruotare i consulenti medici del pubblico ministero per scongiurare il pericolo di “un monopolio consulenziale e il rischio che si preoccupi più di compiacere al pm che di cercare la verità dovunque possa stare”.

Infine, il consenso informato che dovrà avere sempre il carattere dell’attualità e sui cui si giocano, secondo il presidente della Commissione, molte vicende giudiziarie: “Se nel corso del ricovero la terapia cambiasse va riacquisito il consenso”.

Davanti ad una folta platea di specialisti, hanno partecipato al dibattito, tra gli altri: Filippo Anelli, presidente della Federazione Fnomceo; Marcello Ciaccio, presidente della Scuola di medicina e chirurgia dell’Unipa; Matteo Frasca, presidente della corte d’appello di Palermo; Giovanna Volo, assessore regionale della Salute; Nunzia Albano, assessore regionale della Famiglia, Santo Pitruzzella, presidente dell’ordine dei medici di Agrigento, Giovanni Merlino, presidente dell’albo medici di Palermo e Mario Marrone, presidente della Commissione albo odontoiatri di Palermo (Cao).

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