La realtà virtuale non immersiva potrebbe aprire nuovi interessanti sviluppi nel campo delle abilità quotidiane per persone con disturbo neurocognitivo.

Studio pubblicato sulla rivista internazionale “Sensors”

Un’importante e significativa esperienza è stata condotta da alcuni professionisti e ricercatori dell’IRCCS Oasi di Troina e dell’Università La Sapienza di Roma, il cui studio, su questo tema, è stato pubblicato recentemente sulla rivista scientifica internazionale “Sensors”.

Come è stato condotto lo studio

Il team di professionisti, ognuno con varie competenze specifiche, ha condotto uno studio interventistico non randomizzato, mettendo a confronto due gruppi: uno sperimentale formato da persone con disturbo neurocognitivo di origine degenerativo, l’altro, di controllo, con disturbo neurocognitivo non degenerativo. I due gruppi hanno effettuato un training in realtà virtuale non immersiva con delle App, specificatamente sviluppate dagli esperti dell’Istituto, per simulare quattro abilità di vita quotidiana (dare informazioni, fare una valigia, prendere le medicine e fare la spesa al supermercato).

L’obiettivo dello studio

L’obiettivo principale dello studio è stato quello di indagare le differenze tra i due gruppi in termini di ri-apprendimento delle specifiche abilità, e, contestualmente, verificare il trasferimento spontaneo dall’ambiente virtuale all’ambiente reale.

Risultati soddisfacenti, i pazienti sono migliorati

I risultati sono stati soddisfacenti. Il training di realtà virtuale non immersivo ha prodotto miglioramenti nelle abilità quotidiane per entrambi i gruppi di pazienti, non solo nell’ambiente virtuale, ma anche in quello naturale.

L’utilizzo della realtà virtuale

Le tecnologie informatiche e multimediali applicate in ambito sanitario stanno trasformando il rapporto tra paziente, medico e struttura, soprattutto l’utilizzo della Realtà Virtuale che genera significativi vantaggi nell’ambito della stimolazione cognitiva e per la riabilitazione.
Purtroppo però i sistemi virtuali sono ancora poco diffusi nei servizi sanitari pubblici e privati; tra le barriere, si può citare la complessa configurazione tecnica, nonché la progettazione e lo sviluppo di Interfacce 3D.

La riabilitazione a casa

Tuttavia, i training virtuali non immersivi possono essere facilmente riproposti per continuare la riabilitazione a casa (ad es. utilizzando un tablet), perché prevedono l’uso di semplici dispositivi tecnologici e non richiedono la presenza costante del trainer. La realtà virtuale non immersiva ha anche meno effetti indesiderati (ad esempio, affaticamento, nausea, disorientamento, disagio) e consente ai pazienti di mantenere il controllo dell’ambiente circostante.

Migliorare l’assistenza sanitaria

Una maggiore diffusione della realtà virtuale e una semplificazione dei sistemi tecnologici virtuali sono auspicabili, in quanto possono migliorare significativamente la qualità dell’assistenza sanitaria e contribuire alla diminuzione della spesa sanitaria e familiare della riabilitazione.

L’impegno dell’Oasi di Troina

L’IRCCS Oasi di Troina da diversi anni lavora nel campo della VR, ed ha sviluppato una buona esperienza. Dispone anche di un ambiente di realtà virtuale immersiva (CAVE) che simula in maniera concreta e interattiva contesti di vita quotidiana. Un approccio innovativo, con risultati incoraggianti, che dà valore aggiunto alla riabilitazione tradizionale.

I professionisti che hanno condotto lo studio

A condurre lo studio: Simonetta Panerai, Valentina Catania, Francesco Rundo, Domenica Tasca, Sabrina Musso Claudio Babiloni, Giuseppina Prestianni, Stefano Muratore, e Raffaele Ferri.

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