Si sono svolti ieri mattina gli interrogatori di garanzia dei due dirigenti del Cas, il Consorzio autostrade siciliane, Angelo Puccia e Alfonso Schepisi, coinvolti nel blitz della Dia di Messina scaturito dall’inchiesta “Fuori dal tunnel” su irregolarità negli appalti per il rifacimento di alcune gallerie sulla A20 e sulla A18.

Come riporta TempoStretto, Angelo Puccia, attualmente ai domiciliari si è avvalso della facoltà di non rispondere.

“Il mio cliente è sereno – dice il suo difensore, l’avvocato Vincenzo Alaimo – sostiene di non aver mai percepito alcun centesimo e di aver pagato la troppa generosità nell’espletare i tanti incarichi che il Cas gli attribuiva. D’altronde sapeva benissimo che vi erano indagini in corso, vi erano stati diversi sequestri di atti al Consorzio, quindi quelle conversazioni intercettate non possono che essere genuine e frutto della sua serenità e trasparenza nel rapporto con gli altri soggetti”.

Alfonso Schepisi, invece, che è stato sospeso dal suo incarico per sei mesi, nel confronto con il gip Tiziana Leanza, ha deciso di rispondere ed ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee che saranno adesso vagliate dalla Procura di Messina.
Sarà necessaria invece una rogatoria per l’interrogatorio dell’imprenditore Fabrizio Notari, residente a Milano e che nella città lombarda si trova ai domiciliari.
Notari è l’appaltatore dei lavori alla galleria Tindari –Capo d’Orlando con l’Ati Notari-Bruno di Bruno Teodoro.

Secondo gli inquirenti, i lavori vennero assegnati nonostante le anomalie, nella fattispecie un ribasso anomalo, segnalate dalla Commissione di Gara. Ma le irregolarità avrebbero riguardato anche altri lavori, che i due funzionari del Cas avrebbero autorizzato, sempre secondo gli inquirenti, per un obiettivo strettamente personale, e cioè l’assunzione di un soggetto vicino a Puccia e due parenti di Schepisi presso le aziende appaltatrici e subappaltatrici.

Le intercettazioni telefoniche dei due indagati confermerebbero le irregolarità.

L’inchiesta conta altri cinque indagati, tra appaltatori e subappaltatori: gli imprenditori Giuseppe e Angelo Drago di Tusa, Saverio Ferrazzano di Napoli, Girolamo Ponzio di Roccalumera, Fabrizio Fundarò di Alcamo.

Corruzione, falsità ideologiche, turbativa d’asta, truffe: sono i reati contestati dalla Procura di Messina.

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