È scattata alle prime luci dell’alba l’operazione antidroga “Drug express” portata a termine dalla guardia di finanza e dalla polizia di Stato nei confronti di un’associazione a delinquere dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con base nel territorio di Milazzo ed operante nella fascia tirrenica della provincia di Messina, con propaggini addirittura su Roma. Le indagini sono state coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Messina. Quattro le misura di custodia cautelare in carcere, mentre ulteriori cinque soggetti facenti parte del gruppo criminale hanno avuto i domiciliari.

Indagini fatte di pedinamenti e intercettazioni

Le complesse attività d’indagine, sviluppate attraverso pedinamenti e intercettazioni, hanno consentito di documentare tutte le fasi dell’illecito traffico: dai viaggi per gli approvvigionamenti, al pagamento dei fornitori sino alla consegna della droga venduta. Nel dettaglio, in soli 6 mesi effettivi di indagine si accertava come l’associazione criminale, grazie ad un nutrito “portafoglio clienti” oramai fidelizzato tanto da avanzare richieste quasi quotidiane di droga, potesse vantare una presenza capillare ed avesse escogitato numerosi diversivi per non incorrere in sequestri di narcotico, in particolare attraverso il sistema delle consegne “porta a porta”. In particolare, i componenti della banda passavano nelle abitazioni dei singoli assuntori, alcuni dei quali già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari per altri reati, ed in questo modo raccoglievano le richieste e le somme necessarie per l’acquisto delle sostanze stupefacenti, per poi provvedere alla consegna a domicilio.

Utilizzato linguaggio criptico

Le indagini hanno documentato anche l’utilizzo di un linguaggio criptico convenzionale nelle conversazioni, quale il termine “pizza” per indicare le dosi di crack, nonché la frammentazione degli approvvigionamenti di droga in quantitativi minimi, così da minimizzare i rischi ed i costi in ipotesi di eventuali sequestri, ovvero l’utilizzo, quali corrieri, di soggetti giovanissimi ed incensurati. A capo dell’associazione è stato individuato un tunisino di 37 anni residente a Torregrotta, destinatario della misura cautelare in carcere, coadiuvato nelle illecite attività di trasporto e smercio dello stupefacente da un articolato gruppo di pusher italiani, tutti abitanti nella fascia tirrenica della provincia di Messina, sette persone tra i 47 ed i 21 anni.

La piazza di Messina la più fiorente per i pusher

Sul fronte delle rotte del traffico di droga sono stati documentati molteplici acquisti sulla fiorente piazza messinese, da rodati gruppi criminali operanti nel capoluogo di provincia, rappresentati da due fornitori di 33 e 31 anni, destinatari di custodia cautelare ai domiciliari. Risultava attivo anche un canale di approvvigionamento romano, facente capo ad un braccianese di 37 anni il quale trasferiva la droga ai messinesi attraverso il sistema delle spedizioni. In tale contesto, presso il deposito di Messina di un noto spedizioniere, veniva intercettato un pacco, dichiarato contenere un “termos” ma in realtà all’interno sono state trovate 15 pasticche di anfetamine e 38 di etilmorfina. Il 37enne è finito quindi ai domiciliari.

L’attentato alla guardia di finanza

A conferma della caratura criminale dell’associazione le indagini hanno messo in luce che addirittura sarebbe stato progettato un attentato contro la caserma della guardia di finanza di Milazzo per far saltare gli automezzi di servizio con la benzina. Il sodalizio si era ripromesso di vendicarsi nei confronti di un finanziere che li aveva controllati su strada.