Dopo avere completato la difesa di un primo tratto di costa – quello che dal torrente San Filippo arriva fino all’altezza del campo sportivo – a Letojanni, nel Messinese, l’Ufficio contro il dissesto idrogeologico, guidato dal governatore siciliano Nello Musumeci, ha pianificato la realizzazione di due nuove barriere soffolte.
L’obiettivo è quello di mettere al riparo dai flutti un altro pezzo della riviera jonica contrastando il fenomeno, sempre aggressivo, dell’erosione. Si tratta del tratto compreso tra la via Catania e il torrente Letojanni.
La Struttura commissariale diretta da Maurizio Croce ha affidato l’incarico di progettare entrambi i tronconi in massi naturali, che dovranno misurare complessivamente novecento metri, a un team di professionisti che fa capo allo studio Duomi di Palermo.
Anche la spiaggia che lambisce questo specchio di mare è stata, poco a poco, cancellata e l’arretramento della linea di costa ha esposto diverse abitazioni alla violenza delle mareggiate. Sarà pertanto necessario, una volta collocati i frangiflutti, procedere al ripascimento utilizzando la stessa sabbia presente sul litorale ma anche i sedimenti che potranno essere recuperati dal vicino corso d’acqua.
Sempre in tema di dissesto idrogeologico a Letojanni, lo scorso agosto si è avuta notizia dell’intervento della Regione in contrada Sillemi.
Da un punto di vista tecnico si tratta di interventi strutturali e di ingegneria naturalistica che consentiranno la piena e sicura fruibilità del sito che già dal 2015 ha fatto registrare una serie di criticità legate a una regimentazione idraulica non più idonea.
L’opera, tra le altre cose, metterà in salvaguardia il depuratore consortile che serve, oltre a Letojanni, anche i Comuni di Taormina, Castelmola e Giardini Naxos e proteggerà gli edifici che si trovano a monte dell’autostrada A18. Il progetto prevede la realizzazione di una paratia a protezione del sottostante impianto di depurazione e lavori di contenimento superficiale con l’ausilio di rete metallica a doppia torsione opportunamente ancorata al terreno, su un’area che ha una estensione di circa dodici mila metri quadri. Si procederà infine con la canalizzazione delle acque superficiali negli esistenti valloni e con la collocazione di briglie vive in legname e pietrame, al fine di rallentare la velocità dell’acqua ed evitare così l’azione erosiva.
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