Lo Stromboli è uno dei vulcani più attivi al mondo, simbolo di un’isola dalle mille sfumature, ma dopo le eruzioni del 2019 e la pandemia da coronavirus nel 2020, è fondamentale che riconquisti subito il suo ruolo da protagonista. È tempo, dunque, di pianificarne il futuro turistico, iniziando dalla ripresa dell’attività escursionistica controllata almeno fino alla quota di 400m s.l.m. Un processo che favorirebbe un maggiore controllo dei visitatori che rischiano di avventurarsi da soli verso tale quota non conoscendone i percorsi consentiti, nella totale sicurezza di tutti. Lo chiedono a gran voce le Guide Alpine e Vulcanologiche, professionisti di settore inquadrati in un Ordine professionale di cui il Collegio Regionale Guide Alpine e Vulcanologiche della Trinacria è l’organo di autogoverno e disciplina.
Lo Stromboli è studiato da sempre per le sue caratteristiche, ma tra i percorsi di questo gioiello naturalistico spesso si spostano in solitudine e al crepuscolo inesperti turisti ignari di ciò che potrebbe accadere. Per preservare la sicurezza degli amanti di trekking ed escursioni, il Comune di Lipari ha emesso ordinanze che regolano l’accesso alle zone sommitali, tramite l’accompagnamento in via esclusiva da parte della Guide Alpine o Vulcanologiche, in linea con la vigente normativa di legge. Ha specificato, dunque, i tempi di transito e il numero massimo di soggetti consentiti, per ridurre il rischio vulcanico intrinseco. Di fatto, però, mancando i necessari controlli, non sono pochi coloro i quali ignorano lo stop e arrivano a varcare aree dove l’accesso è vietato.
Oggi che il turismo è in ginocchio e tenta di rialzarsi dopo l’invernale lockdown, per Stromboli è il momento di ripartire alla grande. Se in passato al blocco degli itinerari in loco a causa delle eruzioni seguiva una cauta ripresa, in questo momento poco è cambiato. Le escursioni sono consentite in via autonoma, senza l’accompagnamento delle guide alpine o vulcanologiche, solo fino alla quota di 290 metri sul versante settentrionale che costeggia la Sciara del Fuoco lungo una vecchia mulattiera. Nell’area si muovono, come già accennato, diversi turisti non sempre consapevoli dei rischi, in un’area non adatta all’accoglienza di più di 40 persone e con via di fuga non immediata in caso di pericolo. Intanto, a fine luglio, l’azienda foreste demaniali ha ripristinato il sentiero per accedere alla quota di 400 metri, dove godere di una migliore osservazione per la fruizione turistica, affiancata dall’accompagnamento da parte di guide alpine o vulcanologiche. Il progetto, comunque, dovrebbe essere completato dalla risistemazione della cartellonistica con le indicazioni, dalla realizzazione delle opportune piazzole di sosta e da una continua valutazione della situazione, poiché in troppi si recano indisturbati nella zona proibita, superando persino la quota di 400 metri.
L’auto-regolamentazione per l’accompagnamento dell’escursionista nel territorio è, più che mai importante e, a tal proposito, il Collegio Regionale Guide Alpine e Vulcanologiche della Sicilia, ha sottoposto una proposta ad hoc all’Assessorato del turismo e al Dipartimento Regionale della Protezione Civile. A oggi, però, non solo la sicurezza dell’escursionista non risulta garantita, ma le condizioni economiche delle guide, che pur continuano a dare il proprio necessario contributo professionale, sono disastrose. Sulla base delle loro formazione ed esperienza, inoltre, ritengono opportuno, allo stato attuale, mantenere ancora cautela nella visita delle zone sommitali del vulcano, ma spingono per un primo passo per la ripresa immediata dell’attività escursionistica controllata sino alla quota di 400 metri s.l.m, con variazioni valutabili nel tempo. E, per concludere, chiedono un incontro con il Dipartimento Regionale della Protezione Civile per pianificare la futura offerta turistica ed escursionistica locale e scongiurare che cali un pesante sipario su una zona ricca di bellezza e peculiarità uniche. Le guide, incaricate dallo Stato e della Regione nella valutazione e mitigazione del rischio vulcanico intrinseco esigono, dunque, il ripristino del loro ruolo, ovvero l’autonomia di scelta delle modalità di fruizione del territorio, affiancando alle indicazioni offerte dei centri di competenza a cui è affidato il monitoraggio vulcanico, la loro esperienza sul campo.
Commenta con Facebook